Anni fa (sto parlando di metà circa degli anni Ottanta), trovandomi a Stromboli, in visita del selvatico (ed affascinante) porticciolo di Ginostra, scorsi una scritta ben strana su minuscolo frangiflutti in calcestruzzo che faceva anche da diga per quell'attracco (era ardito persino chiamarlo "porticciolo") grande quanto un francobollo.
La scritta faceva così: "E' severamente vietato il turismo nell'orto e sue vicinanze".
Lì per lì non capii.
L'orto? Quale orto? E poi chei andrebbe mai a fare il Turismo nell'orto?
A meno che non ci fosse nelle immediate vicinanze del porticciolo un orto e che tutti i turisti in arrivano ci passavano attraverso incuranti, danneggiando le colture.
Poi, improvvisamente capii.
In quegli anni Stromboli - ma in particolare Ginostra - era un posto davvero selvaggio che si raggiungeva solo a piedi con una camminata non indifferente, o dal mare in barca: e dove nemmeno gli aliscafi potevano attraccare.
E per questo motivo Ginostra era anche un luogo dove molti praticavano il naturismo senza problemi. Quale migliore occasione?
Forse qualcuno del luogo, indispettito da tanta libertà, forse messa in atto dalla rigogliosa colonia teutonica che, al tempo, si era installata nelle molto casette abbandonate di quel luogo, aveva cercato di arginare quelle forme naturismo "selvatico" a cui l'atmosfera e lo scenario edenico predisponevano, dando una normativa che facesse da argine a troppa libertà: "E' severamente proibito il nudismo nel porto e sue vicinanze".
Ma - evidentemente - qualcuno dei naturisti burloni, nottetempo, aveva modificato la scritta, trasformandola in un divertente non sense.
Probabilmente quella scritta oggi sarà scomparsa.
Ma è così con tanti graffiti: se si ha lo fortuna di fotografarli, poi, quelle istantanee rimangono a perenne memoria di quelle tracce cancellate.