Ho sognato che tornavo all'Università.
Dovevo presentare dei moduli e, quindi, sostenere una prova scritta di cultura generale.
Il tutto per la convalida della mia laurea, pena la compromissione - se non l'invalidazione totale - di tutta la mia successiva carriera.
Mi avevano detto che si trattava di un semplice adeguamento alle nuove normative per l'iscrizione all'Università che, per un errore del Legislatore, erano state varate con un valore retroattivo totale.
Un grande caos regna negli uffici dell'Università.
Chi ci capisce qualcosa è bravo.
L'atrio, le stanze enormi, le grandi scale scenografiche sono piene distudenti che si agitano o che bivaccano.
Impossibile chiedere informazioni a qualcunoche sia addetto ai lavori.
Qualcuno mi dice che bisogna urgentemente procedere alla prova scirtta e mi consegna due fogliettini delle dimensioni di un francobollo.
In uno c'è un testo in italiano che riguarda il Papa.
L'altro è bianco.
Mi dicono che, in pochi minuti, devo fare una traduzione in Inglese, trascrivendola nel foglietto bianco, senza l'ausilio del dizionario.
Cerco di trovare un posto comodo per sedermi e fare con comodo la traduzione.
Inutile dire che non riesco nel mio intento.
Tutto congiura contro di me.
Non trovo da sedermi, varie cose mi ingombrano le mani, altre non le trovo, come - ad esempio - una semplice pennai fogliettini che mi hanno dato sono autoadesivi e mi si incollano sulle dita e, nel tentativo di spiccicarli, mi cadono per terra e li perdo di vista.
Poi arriva un colpo di vento e li porta via, chissà dove.
Raccatto tutte le mie cose e vado alla ricerca di un bidello che distribuisca i fogliettini.
Non lo trovo.
Controllo l'orologio e il tempo a disposizione si restringe sempre di più...
Decido di risalire al piano di sopra dove vi sono gli sportelli della segreteria. Per far presto mi sposto con delle corde che pendono dal soffitto, come se fossi Tarzan che si sposta nella giungla da un albero all'altro, con l'ausilio di resistenti liane.
Alla fine, riesco ad atterrare con leggerezza ed agilità, davanti ad uno degli sportelli.
Ma il tempo stringe, inesorabilmente.
Che angoscia...
Il fatto che la propria identità professionale venga messa in discussione (o che possa essere cancellata) è sovente ricorrente, essendo legata a quelle vasta area di ansie per la perdità o per la disgregazione del proprio Sé e, in particolare, di quello che fa da interfaccia con il mondo degli altri.
Poi, confluiscono in questi sogno i racconti di mio figlio Francesco che, di recente, si è dovuto cimentare con le faticanti procedure di iscrizione all'Università di Palermo con il confronto estenuante con code, incompetenza, scarsa professionalità degli addetti ai lavori e assoluta inefficacia dell'informatizzazione.
Un clima che sembra essere ancora di marca borbonica, benchè siamo già nel pieno dell'"avveniristico" XXI secolo. Avveniristico dovunque, ma non qui a Palermo.
E poi, ci sono, naturalmente, le mie personali esperienze di code, di incomprensioni, di informazioni elargite con il contagocce di code nei vari uffci di Palermo (Tra ASP e Comune) per regolarizzare la posizione di Gabriel Babacino...