E' scoppiata la "ruzzlemania" a livello globale.
Ruzzle è il diretto erede in versione digitale di giochi da tavolo quali Il Paroliere (in Inglese, Boggle) oppure "Scarabeo" (variante italiana del britannico "Scrabble").
Giochi che si praticavano in alternativa alla tombola nelle feste comandate, oppure in serate tra amici. Il gioco da tavolo aveva delle sue regole ed dei suoi tempi scanditi da una certa "lentezza".
Di recente il gioco del Paroliere è diventato virtuale, grazzie ad una nuova App creata dalla Società svedese Mag Interactive, ma soprattutto grazie al fatto che nella rete si può giocare con degli avversari virtuali di ogni parte del mondo, ha assunto lo statuto di gioco online di tipo "social".
Da quando è stato immesso nella rete, Ruzzle ha conquistato oltre 11 milioni di utenti globali e, secondo alcuni, é l'esempio "di una programmazione virale che sviluppa la mente e le abilità linguistiche dei giocatori".
Sta di fatto che Ruzzle per alcuni sta diventando una vera e propria mania dal momento che si può giocare sia contro un altro utente online, ma anche contro se stesso, solo per esercitarsi.
Il dito devo correre veloce sul touchscreen dell'Iphone e può capitare che in una singola sesssion di gioco, un utente in gioco possa percorrere con il suo dito qualche chilometro.
Mio figlio - come tanti altri suoi coetanei - è un giocatore di Ruzzle e, spesso e volentieri, lo vedo intento sul tastierino a comporre freneticamente parole: occorre un grande coordinamento occhio-mano per poter comporre velocemente le parole, ma nello stesso è necessaria un'attivazione dei centri del linguaggio per poter vedere quante più parole in una semplice griglia di lettere.
L'impulso a giocare è forte: vedo che mio figlio smette, ma l'impulso a riprendere il gioco è piuttosto forte, concretizzandosi di lì a poco in una session di gioco.
Ho conosciuto di recente una coppia di coniugi che, presi dal virus "ruzzle", giocano volentieri uno contro l'altro, stando nella stessa stanza o in luoghi diversi della stessa casa: un modo per socializzare attraverso un gioco virtuale.
Mi chiedo perchè, in questi casi, non ritornare all'antico "Scarabeo" o "Paroliere che sia...
Forse, perchè non piace più la lentezza del gioco manuale...
Oppure, forse, perchè si preferisce stare immersi nel proprio solipsismo, senza la fatica di doversi mostrare o interloquire con una persona in carne ed ossa.
Misteri della modernità...
(fonte: nannimagazine.it) Scoppia la Ruzzlemania, quando il gioco di parole diventa Social. Dal Paroliere all'iPhone, questa nuova App creata dalla società svedese Mag Interactive, ha già conquistato 11 milioni di utenti globali ed è l'esempio di una programmazione virale che sviluppa la mente e le abilità linguistiche dei giocatori
Creare parole nuove, una diversa dall'altra, chesi incrociano attraverso una lettera in comune con altre già presenti su un tabellone. Un tempo si chiamava Paroliere o Scarabeo ed era un gioco da tavola, oggi si chiama semplicemente 'Ruzzle' (ovvero la fusione delle parole 'Rumble' il nome iniziale del gioco e che significa 'scoprire', e 'puzzle', ndr) ed è la nuova App gratuita che sta letteralmente coinvolgendo e mandando in visibilio milioni di persone tecnologicamente evolute. Che sia un iPhone o un Android, poco importa, basta che sia connesso e Social.
Il meccanismo è semplice: si tratta di partite da tre 'round' di 2 minuti ciascuna. Poco tempoma molto concentrato per i due sfidanti devono utilizzare le 16 caselle con le lettere (disposte su una tabella di 4 colonne da 4 righe ciascuna), per tentare di formare il maggior numero di parole di senso compiuto. Vince la partita chi ottiene il punteggio più alto, dato dalla somma delle tre 'manche'. Si può giocare con gli amici di Facebook o Twitter, oppure sfidare uno sconosciuto attraverso la ricerca random, e ci si può divertire anche in maniera asincrona, vale a dire uno dei due gioca la sua mano e l'altro può rispondere anche in un altro momento. La partita in sospeso e da concludere, infatti, verrà notificata sul dispositivo che si sta utilizzando.