(Maurizio Crispi) Preceduto dalle sue musichette accattivanti in una tarda mattinata di un luglio assolato, nel prato del King Edward Memorial Park, che assume sempre di più in questi giorni una fisionomia balneare, affollato come è di bimbi e mamme, di donne giovani e meno giovani che prendono la tintarella, di adolescenti che giocano a palla e di altri frequentatori adulti che, in mancanza di una spiaggia raggiungibile, fanno come se fossero al mare, è arrivato il "Mastro Gelataio" con il suo furgoncino colorato, i cartelli che mostrano le diverse varietà di gelato disponibili.
Un furgoncino con speciale licenza, poichè il traffco automobilistico non è consentito all'interno del piccolo parco, anche se il suo interno è potenzialmente accessibile tramite una porta carraia sempre aperta durante le ore del giorno, soprattutto per i mezzi di servizio, auto della polizia e quant'altro.
Subito, risvegliati dall'inconfondibile jingle dal loro torpore estivo molti si sono dati una smosa e hanno cominciato a sciamare verso il furgoncino che prometteva leccornie fresche e dissetante. I bambini hanno cominciato a rincorrerlo, e gli adulti dietro di loro a passo più lento, anche se non trascicato: anche loro - in modo più compassato - entusiasti della lieta parentesi. Perfino, dall'estremità più lontana, vicino all'argine perfino dei addetti alla manutenzione con i loro giubbino giallo che connota la loro condizione di labourer si sono sono avvicinati.
Tutti si sono accalcati davanti alla finestrella dalla quale si è affacciato il Maestro Gelataio, pronto a raccogliere gli ordini.
La folla si è infittita e, a poco a poco, ciascuno ha fatto ritorno alla sua postazione di partenza con la sua fresca preda...
Una scena che mi ha ricordato di quando da piccolo andavamo con la mamma a Mondello, alla nostra capanna in condominio. C'erano a quei tempi i venditori ambulanti che facevano avanti e indietro lungo la spiaggia, vendendo le mercanzie più diverse, da quelle gastronomiche ai giochi da spiaggia.
Alcuni giovanili e prestanti, altri alquanto invecchiati quasi secolari che davano l'idea di essere invecchiati facendo questo lavoro.
In calzoncini corti blu e con una maglietta bianca, spesso a piedi scalzi nella sabbia arroventata dal sole, a volte con un grande cappellaccio di paglia in testa per ripararsi dalla canicola, ma ciò nonostante con pelle che sembrava del colore del cuoio invecchiato, ciascuno gridava la sua mercanzia, in un rincorrersi di voci roche e cantilenanti che dicevano per esempio.
"Cocco, cocco bello agghiacciato"...
"Calia, semenza, nocciolì..."
"Sfincione... arancine,,, ciambelle"
"Pollanche, pollanche..."
"Ghiaccioli ghiacciati, ghiaccioli ghiacciati, ghiaccioli ghiaccioli".
Tutte cantilene che, a scriverle, perdono in gran parte il loro fascino, ognuna con una particolare cadenza che, per come lo ricordo io, serviva a loro come metronomo per scandire la loro andatura e tenerla costante nella sabbia rovente,ma morbida e cedevole.
Di rado infatti camminavano sul bagnasciuga, poichè gli acquirenti potenziali erano quelli che stavano vicino alle cabine e sotto gli ombrelloni.
E poi c'erano quelli che vendevano giochi, come le famose biglie di plastiche per giocare con la pista a "il Giro d'Italia" o i palloni santos destinati a fare una fine precoce, occhiali da sole da poco prezzo, oli abbronzanti e così via.
Le cose da mangiare stavano all'interno di grandi cesti di vimini con coperchio nel caso dei pezzi di rosticceria, le pollanche in cesti rotondi più piccoli e il contenuto tenuto caldo da cenci colorati a mo' di coperchio. il cocco veniva portato, sospeso in alto sul bracio proteso, invece, in una grande ciotola di vetro ed era effettivamente ricoperto di ghiaccio, per tenerlo fresco.
Ad ogni giro di spiaggia (un chilometro e mezzo ad andare ed altrettanto per tornare), evidentemente si rifornivano con della merce fresca. Più veloce era il loro giro di giostra, più avevano l'opportunità di vendere e di rimpolpare i loro sudati guadagni. Questi venditori, per quanto anziani fossero, me li ricordo tutti segaligni, con le gambe nervose e asciutte: in fondo erano dei maratoneti ante litteram, poichè a fine giornata sicuramente avevano percorso almeno un trentina di chilometri, a giudicare da tutte le volte che li vedevo passare.
Di norma, la mamma non ci comprava mai niente. perché ci portava la merenda da casa, di norma pane e uva, oppure dell'altra frutta fresca estiva. Quando era in vena, di generosità e soprattutto disposta ad uscire dalle regole, ci poteva toccare un ghiacciolo "ghiacciato".
Ma io avevo sempre il desiderio di quelle cose.
Forse è per questo che, diventato più grande una volta mi comprai - una di fila all'altre - tre ciambelle fritte che mangia tutte sino all'ultima briciola.
E poi, naturalmente mi "abbunnò u stomaco"...
Cose d'altri tempi...
Oggi, di venditori ambulanti disposti a fare questo durissimo lavoro, ci sono sulla spiaggia soltanto i "vucumprà" e, adesso, anche signore asiatiche che offrono massaggi orientali, come capita sovente di vedere nelle spiaggie esotiche.
Quei venditori che ricordo io davano colore e atmosfera alla spiaggia.
Chi voleva un gelato "vero", se voleva, poteva farsi una camminata non troppo lunga e andare al "baretto" a mangiare uno dei gelati più buoni di Palermo, che poi venne scalzato da quello prodotto da altri maestri gelatai di nuova generazione.
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