(Maurizio Crispi) Preston e Child negli ultimi tempi, perseguendo la loro mission che è diventata essenzialmente quella di dare un seguito alle avventure dell'agente FBI con licenza speciale Aloysius Pendergast&Friends, con una nuova puntata a cadenza annuale si stanno fossilizzando e stanno perdendo la propria freschezza.
Coloro che sono i loro"fedeli lettori" rimpiangono decisamente i tempi in cui Pendergast era qui e là una semplice comparsa che, talvolta apparendo da deus ex machina, dava una mano nella risoluzione di qualche caso misterioso.
Con il loro nuovo romanzo, Due tombe (Rizzoli, 2013, Two Graves, il titolo orginale) siamo sempre meno in quel "mistery" che la premiata ditta di scrittori ha saputo sviluppare egregiamente in precedenti prove e ci stiamo addentrando sempre di più nel feuilleton, cioè nel romanzo a puntate, il cui svolgersi - senza troppe pretese letterarie - viene deciso al momento sulla base delle preferenze espresse dal lettore.
Da questo punto di vista, i due si stanno rivelando dei veri maestri della letteratura popolare in stile pulp: tuttavia, c'è sempre una
grande accuratezza delle ricostruzioni d'ambiente e si riconosce un grande lavoro di documentazione alle spalle.
Eppure, qualcosa, nel lettore non scatta: si continua a leggere l'intreccio, fatto d'una serie di azioni di cui alcune a carattere quasi super-ominico (da parte di Pendergast), uomo dagli occhi di ghiaccio e dalla forte volontà capace di realizzare titaniche imprese e di sormontare difficoltà dinanzi a cui l'uomo comune si arrenderebbe.
Ma qualcosa non convince: forse è proprio lo sforzo di voler mantenere in vita forzosamente gli stessi personaggi, quando qualsiasi slancio creativo che li riguardi si è del tutto estinto.
Chi è fedele lettore dei due, ogni loro nuovo romanzo lo leggerà comunque per abitudine, con la segreta speranza di trovarvi un improvviso accendersi di nuova vitalità.
Dubito però che un nuovo lettore che non abbia avuto modo di leggere nessuno dei loro precedenti romanzi, avendo questo intreccio come primo approccio alla loro produzione, tornerà a leggerli o che cercherà di addentrarsi nell'esplorazione delle precedenti opere.
Improbabile, decisamente. Non è romanzo che faccia scattare il "virus", quel morbo febbrile che decreta il successo di un autore.
(Dal risguardo di copertina) Da molti anni l'agente speciale Aloysius Pendergast si sforza di accettare una verità troppo amara: l'amata moglie Helen è morta. E invece, all'improvviso, ecco quegli occhi inconfondibili; ecco Helen, viva e vegeta, a pochi passi da lui: mentre il tramonto tinge di rosa lo skyline di New York, i due possono finalmente guardarsi, sfiorarsi, parlare. Ma è solo un attimo. All'improvviso esplode una raffica di colpi d'arma da fuoco ed Helen sparisce di nuovo, rapita da due sconosciuti. Nel frattempo la città sta sprofondando nel panico, sconvolta da una serie di raccapriccianti omicidi. L'assassino, ribattezzato dalla polizia "il killer degli hotel", un po' per sfida un po' per narcisismo si lascia inquadrare dalle telecamere di sicurezza. Ma il suo viso è un'ombra guizzante da cui è impossibile ricavare qualcosa di simile a un identikit. Al caso stanno lavorando i migliori profiler dell'FBI guidati dal tenente Vincent D'Agosta, ma solo l'intuito affilato di Pendergast - e la sua sete di vendetta - potranno far luce su una vicenda agghiacciante che dalle rive del fiume Hudson li porterà fino in Messico e alla placida cittadina di Nova Godói, nel cuore del Brasile, ma in realtà un'énclave neo-nazista dove sulla scia di quanto fatto da Mengele si ontinuano a praticare nefasti esperimenti di eugenetica.