Un momento davvero magico sul finire della giornata trascorsa a Galway è stato, quando ci siamo fermati ad ascoltare un'arpista che si era messa a suonare il suo strumento lungo una delle popolose strade pedonali, ma quando ormai il giorno volgeva al tramonto, transitando in un crepscolo tranquillo e un po' malinconico, mentre la via - prima chiassosa - si andava facendo quieta, con un diradarsi dei passanti.
L'arpista si era seduta sul suo piccolo scranno al margine d'un piccolo slargo della via, laddove si può ammirare un gruppo statuario bronzeo, composto da due uomini distinti seduti placidamente sulla panchina (quella vera, di pietra o di marmo) e che si fronteggiano in una muta ed intensa conversazione.
Superando le barriere del tempo e dello spazio Oscar Wilde, irlandese, fronteggia in conversazione il suo omonimo Eduard Wilde, anche lui scrittore, però estone.
I due, forse, in vita non si incontrarono mai, per quanto più o meno coevi (circa trent'anni è il divario tra la nascita di uno e dell'altro) e sicuramente non seppero mai uno dell'altro, forse nessuno dei due ebbe modo di leggere gli scritti dell'altro. Sono stati fatti incontrare qui a Galway, come anche un identico incontro è stato realizzato a Tartu, una cittadina estone (seconda città per popolazione ed importanza dell'Estonia). E se ne stanno in conversazione, una conversazione di immobilità statuaria, anche se una viva corrente di energia sembra passare dall'uno all'altro: ogni tanto, qualcuno si siede accanto a loro o, irriverentemente, sulle loro ginocchia. Tra i due, assisi sulla panca di pietra e con il busto e il corpo un po' ruotato verso l'interno, come biene naturale fare quando ci si siede su di una panchina e si conversa, rimane abbastanza spazio perchè altre due persone si possano mettere comodamente sedute una accanto all'altra, certo, con un po' di timore a causa di tanta augusta presenza, ma anche per via dei due corpaccioni bronzei un po' sovradimensionati.
Un giovane, già seduto sulla panchina e assorto nell'ascolto, ci ha fatto notare che la ragazza sta suonando proprio l'Arpa irlandese, quella che è il simbolo nazionale dell'Irlanda, tanto da essere riportata nello stemma di stato dell'Irlanda e, in effigie, nelle monete da un euro di conio irlandese.
Si tratta dell'Arpa di Brian Boru, esistente realmente e conservata nel Trinity College di Dublino (chiamata per questo anche Arpa del Trinity College): l'oggetto è sicuramente anteriore al XIV secolo, quindi molto antico, ma non abbastanza perché potesse essere appartenuta al grande ed antico re Brian Boru, la cui morte precede la costruzione dell'arpa per un periodo approssimativo di ben 400 anni, anche se ormai per diffusione popolare e culturale si preferisce attribuirla fittiziamente a lui. Spesso il nome dello stemma viene semplicemente abbreviato in Il Brian Boru.
Ci ha spiegato anche che uno strumento molto difficile da suonare, dalle corde molto sensibili, e soprattutto molto diffcile da tenere accordato, perchè le corde tendono a modificare facilmente il loro assetto in relazione alle condizioni di umidità dell'atmosfera.
Poi, non ci ha detto altro, poichè ha rivolto tutta la sua attenzione alla suonatrice che traeva suoni dolci e malinconici dal suo strumento, avvolgendolo teneramente tra le braccia, quasi abbracciandolo o fondendosi con esso.
Non si poteva che ascoltare estasiati la dolce e sottile melodia, mentre il sole si abbassava sull'orizzonte e ogni tanto un gabbiano passava in volo planato sui tetti spioventi delle case.
Dei pochi passanti, molti si sono fermati, pure intenti nell'ascolto: qualcuno nell'andarsene, dopo una sosta più o meno lunga, lasciava cadere una monetina nella custodia dell'arpa che la suonatrice aveva lasciato posata proprio davanti a sè.
Io, dopo essere stato per un po' in piedi con il braccio fraternamente appoggiato sulle spalle di Oscar Wilde, mi sono accomodato sulle sue ginocchia che fornivano un appoggio sufficientemente confortevole e sono stato a lì a godermi pienamente il momento.
Poi il giovane uomo che ci aveva dato quelle poche, sommarie, spiegazioni con un sospiro (quasi gli dispiacesse allontanarsi da quel luogo) se ne è andato, non senza lasciar cadere anche lui un piccolo obolo nella custodia.
Ancora per un poco la donna ha suonato intenta, fermandosi di tanto in tanto a regolare le corde con gesti sicuri ed eleganti.
Poi si è fermata, ha riposto tutto e anche lei se ne è andata.
Anche noi poco prima avevamo lasciato cadere una monetina, anche se il piacere dell'ascolto era stato sublime e sarebbe rimasto, di fatto, impagabile.
Un gruppo statuario, identico a quello descritto e fotografata si trova a Tartu in Estonia
Sull'Arpa Irlandese vai anche all'articolo: Arpa come simbolo d'Irlanda