(Maurizio Crispi) I social network sono grandi, ma nello stesso orribili.
Grandi se li consideri come strumento per fare viaggiare rapidamente delle notizie, diffondere i tuoi pensieri, mettere in rete la tua creatività.
Orribili, perchè una tipologia di frequentatori dei Social Network danno vita a delle pessime sceneggiate: e questo capita soprattutto dentro Feisbuk.
Qui molti sono settari, tribali, professano i codici dell'appartenenza e dell'esclusione, tranciano giudizi, stroncano, fanno affermazioni che nella vita reale sarebbero considerate del tutto offensive e sconvenienti, ingaggiano lotte sovrumane per averla vinta in una guerra di futili opinioni.
Ma quel che è peggio, se si vanno a controllare alcune interminabili filiere di commenti generate da un singolo post - in alcuni casi dei veri e propri tormentoni - si può constatare facilmente che i singoli post vengono aggiunti uno di seguito all'altro, senza avere nessuna conoscenza del primum movens, sulla base del principio della consonanza e della libera associazione, con il risultato della creazione ibrida d'una demenziale insalata di opinioni.
Probabilmente i singoli contributi sono scritti di getto senza alcuna consapevolezza di ciò di cui si sta parlando: ma nessuno si chiede "Di cosa stiamo parlando?" o si prende l'incomodo di andare a leggere il post originario.
Si creano derive di pensiero che poi risulta essere un non-pensiero.
E per fortuna che qualcuno timidamente dice: "Ma hai letto il post originario?".
A questi inteventi segue un pietoso silenzio, come nel caso della fiaba di Andersen la voce del ragazzino che grida "Ma il re é nudo!", rimane inascoltata.Un tempo non molto lontano (ma parlandone adesso sembra un tempo giurassico) si faceva un gioco di società, in cui non c'erano mai né vinti né vincitori: era un gioco fatto soltanto per divertirisi.
Si stava seduti attorno ad un tavolo o in circolo (e in più si era più era divertente il gioco).
Si stabiliva chi dovesse essere il "primum movens" di un messaggio (o una frase) che doveva essere sconosciuto a tutti gli altri.
Tale messaggio veniva sussurrato rapidamente all'orecchio del vicino alla destra del primo della filiera, senza diritto di replica.
Il ricevente aveva il compito di trasmettere il messaggio altrettanto rapidamente e sempre sussurrando all'orecchio dell'altro accanto a lui.
E così via.
Quando il giro era compiuto il messaggio ritornava a colui che lo aveva trasmesso per primo: la cosa più divertente era vedere, appunto, quali trasformazioni talvolta assude, talvolta grottesche, quali distorsioni il messaggio avesse subito.
Il capofila, infatti avendo ricevuto il messaggio aveva il compito di dare comunicazione del messaggio ricevuto e di rivelare subito dopo la lettera di quello originario.
E ci si divertiva tanto, si rideva a crepapelle: ma non c'erano ripeto né vincitori né vinti, perchè tutti avevano contribuito.
Ecco, i social network e feisbuk in particolare sono un po' così: le comunicazioni e i messaggi sono sottopost,i ad un processo di deriva e di deterioramento, in cui i vuoti cognitivi sono colmati da idee preconcette del ricevente che prende acriticamente informazioni solo dal messaggio precedente senza guardare a tutto ciò che era venuto prima.
Ma tutti si prendono maledettamente sul serio e si arriva con facilità alle offese e alle risse, amicizie si deteriorano, contatti vengono cancellati. Salvo che poi qualcuno dei litigiosi arrivi anche a negare quanto scritto prima o meglio, accorgendosi del danno, cerchi di fare marica indietro, attribuendo ex-post a quanto ha appena scritto (eventualmente in lettere capitali che nel linguaggio scritto hanno il valore della parola urlata) magari un senso ironico che però rimane noto solo a lui [quest'ultima osservazione deriva dal contributo di un lettore]. O può anche verificarsi che colui che ha innescato il gioco della polemica all'ultimo sangue, dopo molti morti e feriti, finisca con lo scrivere: "Ma sì! Volemose tutti bene! Pace e bene a tutti!": insomma discorsi di café, taralluci e vino, ma poi ci si chiede di che cosa si era parlato veramente...
Qualcuno lo ricorda? Qualcuno lo hai mai saputo? O si è trattato di un'opinionismo di bassa lega gregario e presuntuoso, in cui si riflettono schieramenti campanilistici e rivalità personali, o a volte - peggio ancora - il gioco di tutti contro tutti?
A giudicare dalla velocità con cui alla pubblicazione di un post anche corposo fa seguito una pioggia di "like", io sarei propenso a pensare che quelli che indugiano a leggere siano veramente pochi e che si debbano cercare con il lanternino di Diogene.
E se qualcuno timidamente chiede "Ma qual'era il messaggio originario?" viene deriso o attaccato.
Viene considerato uno sconzaiocu del gioco preferito "Giochiamo a scannarci a vicenda", perchè in fondo con la sua battuta invita gli altri a non giocare più, cosa che in questi casi significa semplicemente andare a leggere con cognizione di causa ciò che era stato scritto all'inizio.
Parafrasando il titolo del celebre racconto di Raymond Carver, potremmo dire: "Ma di cosa parliamo, quando parliamo su Feisbuk?".