Vado di corsa
A volte sono da solo
A volte in compagnia
Corro
lungo strade desolate
lungo percorsi aggettanti su alte orride scogliere
dentro palazzi e lungo interminabili corridoi
Quando passo, ci sono riunioni di lavoro in corso
manifestazioni ufficiali e file compunte di dignitari
celebrazioni e ricorrenze
ed io attraverso queste diverse situazioni
di corsa, senza mai fermarmi
Molti mi guardano distratti,
ma non proferiscono verbo
Passo accanto ad una fossa scavata di fresco
e c'è la parte posteriore di un auto emergente dallo scavo,
con una targa nuova e risplendente in buona evidenza
Ci sono dei musicanti che provano i loro strumenti
Qualche volta sono con Frida, la mia cagnolozza,
che mi segue fedele
anche se qualche volta è riottosa
e mi fa disperare
(si pianta sulle zampe e si volge indietro,
perché vorrebbe tornare a casa: ma dove?)
Mi ritrovo all'interno di antichi monumenti
chiostri romanici e strutture arabo-normanne
con lievi arcate e meravigliosi colonnati,
e delicati merletti di pietra a fare da decorazione
e fontane chioccolanti che rendono l'aria fresca
Correndo, passo anche dalla casa di famiglia al mare
e lì c'è mia madre ad aspettarmi, con mio fratello
e mi fermo per un attimo a mangiare con loro,
ma poi riprendo a correre
So che alla fine della mia corsa
dovrò prendere la mia canoa
e andare per mare
Diverse volte, infatti,
ci passo davanti
ma non è mai tempo di distogliermi dalla corsa
Eppure so che devo metterla in acqua ed andare
Dove?
Non so!
Ogni volta c'è una faccia di plastica sporgente dal pozzetto
che mi guarda ghignante
e mi chiedo cosa ci faccia lì
e m'inquieto, come di fronte ad un presagio
Forse per questo rimando sempre
il fatidico momento di mettermi per mare
E intanto giro e rigiro,
sempre correndo
A volte imbocco dei vicoli ciechi
e dei sentieri promettenti che si perdono nel nulla
Per riprendere la strada giusta
talvolta dovrei fare dei salti oppure protendermi nel vuoto,
e ogni volta, pusillanime, preferisco rinunciare
e ritorno sui miei passi
Poi, mentre sono all'interno di un antico chiosco,
con un porticato di esili colonnine
nel tentativo di saltare da un punto all'altro
(sotto di me il vuoto)
quasi fossi un esperto acrobata
rompo una delle pregiate colonne
e si scatena un sommovimento improvviso,
come un terremoto, morbido e continuo
E il porticato inizia a disgregarsi in frammenti
minuti e sottile pulviscolo impregna l’aria
Fuggo via spaventato
e riprendo a correre
Non ci sarà mai fine alla mia corsa