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24 agosto 2013 6 24 /08 /agosto /2013 09:56

In (Maurizio Crispi) Ian Holt e Dacre Stoker con il loro "Undead. Gli immortali" (in lingua originale: Dracula. The Un-Dead, 2009), pubblicato da Piemme, nel 2010 (con traduzione di A. Crea), si sono proposti di dare vita ad un seguito del celebre "Dracula" di Bram Stoker, a partire da carte ed appunti appartenute all'Autore, bisnonno di Dacre Stoker.
L'intento di questa "continuazione" del classico Dracula (che nella letteratura vampiresca si può considera una sorta di "Ur-Dracula") è didascalico. Vi si propone, come è doviziosamente spiegato nella postfazione, scritta da ambedue gli autori, con il supporto di un saggio "colto" dell'accademica canadese  Elisabeth Miller, esperta di letteratura sui vampiri ed esegeta del testo di Bram Stoker, di spiegare una serie di elementi che, nel testo originale, erano rimasti inspiegati o che apparivano incongrui e quello - nello stesso tempo - di scrivere un vero e proprio sequel dell'opera capostitite di tutte le maggiori invenzioni letterarie che hanno Dracula ed altri vampiri come protagonisti: Bram Stoker, infatti, nello scrivere la sua opera raccolse numerose suggestioni letterarie sparse a lui antecedenti, ma anche leggende e miti, e fissò definitamente quello che si può definire un "canone" sul vampiro (ch e venne poi rafforzato - e in alcuni casi - anche sviato dalla successiva produzione - e floridissima - produzione cinematografica).
Vi è, inoltre, da parte di Dacre Stoker la cui famiglia si pone nel filo genealogico dello stesso Bram Stoker il desiderio, l'intento esplicito di fare rientrare il "marchio "Dracula" nella piena appartenenza alla sua famiglia.
Infatti, gli eredi di Dracula - per un mancato adempimento da parte di Bram Stoker nell'appena nata normativa sui diritti d'autore (per la cui approvazione un altro scrittore vittoriano, Dickens, si era prodigato), persero la possibilità di avvalersi delle royalties loro spettanti - in quanto eredi - in produzioni letterarie e/o cinematografiche d'oltreoceano che utilizzassero il nome di Daracula o vicende ispirate al romanzo stokeriano, ma soprattutto di esercitare un controllo sui contenuti che in tali opere sarebbero stati divulgati.
Dunque, con quest'opera, scritta da Dacre Stoker (alla cui spalle - si lascia intendere - c'è un'intera faglia approvante) con il supporto dello sceneggiatore e appassionato sin da sempre del Dracula originario, Ian Holt, ci si propone di rendere giustizia al Dracula di Bram Stoker più volte saccheggiato e stravolto, riconducendolo sotto il nome della propria famiglia.

L'operazione, a mio avviso, non è ben riuscita.
Dacre Stoker non è uno scrittore provetto, ma solo un mestiarante, e ha affidato i suoi appunti a Ian Holt, la cui scrittura risente pesantemente del suo essere in primis sceneggiatore.
In Il romanzo parte bene, ma man mano che vengono introdotti i vecchi personaggi della "compagnia degli eroi" e altri nuovi, tra cui la contessa Elisabeth (Erzsébet) Bathory, sanguinaria donna vissuta più o meno al tempo del voivoda  Vlad Tepes III di Valacchia, nella vicina Ungheria, i cui atti di violenza estrema e gratuita sono storicamente documentati.
Vi si afferma, tra l'altro, che la figura di Dracula è stata distorta dalle successive riduzioni conematografiche a partire da quella di Murnau e Todd Browning e vi si propone una nuova maniera di vedere il celebre Principe transilvano, più rispondente - a modo di vedere degli autori - al Dracula creato da Bram Stoker, che - in più - viene definitamente e incontestabilmente messo in relazione con il personaggio storico realmente vissuto, il voivoda rumeno Vlad Tepes III.
Sino ad un certo punto, la trama romanzesca regge, ma poi, dopo metà circa del percorso di lettura viene corrotta dagl intenti didascalici degli autori, dal loro desiderio di mettere insieme i pezzi del puzzle, dando spiegazioni e giustificazioni a ciò che Bram Stoker aveva lasciato avvolto nel mistero e nell'indeterminato, dal loro mettere in correlazione Dracula, la sanguinaria Bathory e Jack the Ripper, dal loro bisogno di appianare alcune incongruenze (ma creandone altre) e, elemento di primaria importanza, dal fatto che la trama finisce con il diventare un canovaccio per un horror graphic novel, con descrizioni che - per la loro "esagerazione" ed enfasi sull'orrido - fanno solo sorridere (per non dire ridere) il lettore e che non generano nel lettore alcun effetto "perturbante", nel senso psicodinamico-psicoanalitico del termine.
Da leggere, se non altro per la curiosità di conoscere di prima mano un documento che si inserisce a pieno titolo nella letteratura vampirologica (come tentativo di esegesi e di completamento del Dracula stokeriano).
Ma a chi dovesse addentrarsi per la prima volta nella lettura di una storia di vampiri, consiglerei di andare direttamente alla fonte e leggere senza esitazioni il "Dracula" di Bram Stoker.
Solo dopo, il neofita del genere potrà leggere tutto il resto, senza avere guastato il piacere della scoperta da pedisseque spiegazioni, che hanno solo l'effetto di interferire con il lavoro della fantasia.
E' stata comunque un'operazione compiuta in grande stile che ha visto anche il costituirsi di una specifica voce din Wikipedia. 

 

 

(Dal risguardo di copertina) Inghilterra, inizio '900. Da alcune morti violente di giovani donne, il gruppo di cacciatori di vampiri che aveva sconfitto Dracula nell'opera di Bram Stoker, intuisce che il famigerato conte non è affatto morto, ma è tornato a colpire. Del gruppo di "eroi", che dopo l'impresa hanno preso le distanze l'uno dall'altro, forse per dimenticare e rifarsi una vita, fanno parte un avvocato londinese, Jonathan Harker, sua moglie Mina, e altri tre personaggi: un ricco londinese e due medici. Ma il vampiro che lascia la sua scia di morte per le strade di Londra non è Dracula, bensì la bellissima contessa ungherese Elisabetta Bathory. È lei, capelli corvini, pelle bianchissima, capace di trasformarsi prendendo fattezze diverse e spesso palesandosi come nebbia che avvolge tutto, la responsabile degli omicidi. Non solo, ma è anche decisa a eliminare quelli che, venticinque anni prima, hanno deciso di togliere di mezzo Dracula.

 

Gli autori.

In Dacre Stoker, di origine canadese, ma residente da alcuni anni negli Stati Uniti, è il pronipote del celebre scrittore Bram Stoker.

 Campione mondiale di pentathlon moderno ed allenatore della squadra canadese di pentathlon ai Giochi olimpici di Seul del 1988, vive nella Carolina del Sud con la moglie e i due figli. Ha esordito come scrittore nel 2009 con il romanzo Undead.Gli immortali, primo seguito ufficiale di Dracula. Nella stesura del romanzo ha collaborato con lo scrittor.e, sceneggiatore  e studioso Ian Holt.

Ian Holt è appassionato di Dracula fin da giovane, tanto che ha visitato la Transilvania e ha anche passato una notte tra le rovine dello storico castello di Dracula nella città di Poenari. Membro della “Transylvanian Society of Dracula”, vive a Long Island ed è storico, documentarista e sceneggiatore.
Undead è il frutto di anni di ricerca sul mito dei vampiri e sulla figura di Dracula. 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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