Come in altre precedenti opere, nel suo Come pensare (di più) il sesso, Guanda (collana: The School of life), 2013 (Titolo originale: How to think more about sex) dello svizzero Alain de Botton è un piccolo manuale di "filosofia spicciola" o "pratica", incentrato questa volta sul sesso, sulla vita di coppia e sulla famiglia.
L'autore riflette sul fatto che vi è un'inconciliabile divaricazione tra il sesso idealizzato, visto come attività che genera piacere, da un lato, e della vita di coppia e delle esigenze di gestire una famiglia, dall'altro lato.
Se è la biologia che ci porta all'attività sessuale, la cultura e soprattutto le incrostazioni culturali occidentali finiscono con l'allontanarci da essa.
Si viene a creare così una divaricazione profonda tra il sesso effettivamente praticato e tutto il resto.
L'autore ci dice anche che le occasioni in cui abbiamo fatto sesso soddisfacente e sublime sono ben poche, mentre tutto il resto della vita si consuma tra desideri, attese frustranti, mancanze e repressioni.
Nelle stesse coppie affiatate all'inizio, salvo rarissime eccezioni, il sesso ben fatto e frequente si perde per lasciare spazio soltanto alla routine e all'appiattimento: sembra che la perdità della sessualità condivisa sia la forma più comune della degradazione progressiva della vita amorosa, anche se rimangono in piedi perfettamente funzionanti tutti gli altri elementi che consentono il funzionamento dell'"impresa" familiare e dell'investimento sociale che la coppia e la famiglia portano avanti.
De Botton insiste molto sul fatto che esista una radicale divaricazione tra il sesso e la vita familiare. Come anche vi è - salvo qualche circostanza fortunata - un'incompatibilità tra il sesso libero e spregiudicato e l'amore, così come è comunemente inteso nella civiltà occidentale.
Il sesso fatto e goduto deve essere selvaggio, selvatico, impetuoso.
La vita di coppia e familiare - per contro - è fatta di abitudini che, senza volerle sminuire, spengono quella impetuosità e spontaneità immediata che deve possedere l'attività sessuale.
Andando ad una formulazione estrema, ma - in definitiva impraticabile - il sesso per essere soddisfacente dovrebbe essere svincolato dall'amore (declinato soprattutto nella versione romantica che continua ad impregnare la nostra cultura). O almeno collegato ad esso ma non nei modi richiesti dalla civiltà occidentale che si è evoluta in modo tale da considerare (e valorizzare), sesso, amore, vita di coppia e scviluppo di una famiglia come indissolbilmente collegati l'uno all'altro, in modo tale che non si può avere uno di questi fattori senza dovere accettare tutti gli altri.
Chiunque, riflettendo sopra questi assiomi, potrebbe attingere dalla propria biografia elementi di conferma che gli consentano di inferire come - in un bilancio complessivo - le forme di sessualità più viva siano state sempre quelle al di fuori delle relazioni codificate e di lungo corso, nelle quali - a prescindere dal costituirsi di una famiglia con figli - il sesso finiva rapidamente con lo spegnersi del tutto, assorbito dalle abitudini, dalle necessità e dagli obblighi quotidiani.
Il sesso per contro è destabilizzante e apre spazio allo fantasia: se si fa sesso, lo si vuole fare sempre di più. Il sesso praticato richiede tempo e ruba tempo ad altre più proficue occupazioni. Il sesso è antitetico all'ideale borghese dell'impegno civile e lavorativo.
Ed è questo forse uno dei motivi per cui la sessualità nella vita di coppia stabile finisce con il spegnersi, come spesso anche l'intimità dei corpi, in quanto questa ha un senso se serve da preludio all'intimità sessuale, ma è contraria alle esigenze della quotidianità.
Nascono così molteplici vie di uscita che sono, nell'ordine in cui vengono esaminate, le fantasie sessuali segrete (e quasi mai condivise con il proprio partner), il ricorso alla pornografia (il cui consumo cresce vertiginosamente), l'adulterio (che peraltro c'è stato da sempre) o, secondo una tendenza diffusa al giorno d'oggi e sempre più universalmente praticata nelle società occidentali affluenti da una frangia di persone, quella forma di adulterio condiviso e consenziente che è lo scambismo.
Ma si tratta sempre di soluzioni distruttive - riflette l'autore - soluzioni che, se consentono di avere dei vantaggi transitori (soddisfacendo un'impellenza ormonale e biologica), a lungo termine introducono nuovi problemi e diventano distruttive ai fini del mantenimento dell'equilibrio della coppia e del rispetto della famiglia.
Quale soluzione allora? Niente di facile o di semplice, poichè si tratta di dare l'avvio a dei costrutti mentali e a delle condivisioni culturali, in cui i diversi aspetti non siano più scissi, ma integrati l'uno nell'altro.
Forse una maggiore sincerità reciproca, il ridimensionamento di occasionali eventi di sesso non importante, la valorizzazione del legame.
Fare rientrare tutto ciò che attiene al sesso nel quotidiano, ridimensionandolo, riportandolo nella coppia o laddove non sia possibile accettandolo come una cosa di minore importanza rispetto alla stabilità del legame e, nello stesso tempo, preservando la sua forza dirompente e creatrice.
(Dal risguardo di copertina) Pur essendo uno degli argomenti più discussi nella nostra società, non sempre lo si tratta nel modo giusto; lo consideriamo uno degli elementi centrali della nostra vita, ma spesso non ci sembra all'altezza delle aspettative; lo troviamo estremamente gradevole, eppure capita che ci metta a disagio. Di cosa stiamo parlando? Ma del sesso, è ovvio. A portare un po' d'ordine nella confusione di idee che accompagna l'atteggiamento contemporaneo nei confronti della sessualità ci aiuta, con questo libro, Alain de Botton, il quale afferma "l'importanza di un libro filosofico sul sesso" come strumento per mettere a fuoco la questione, per guardarla da una prospettiva più realistica. Se non esiste una "normalità" delle relazioni amorose e del desiderio, bisogna ritrovare un punto di vista oggettivo per raggiungere un equilibrio tra sentimenti e passione, tra avventura di una notte e impegno a lungo termine. Coprendo argomenti che spaziano dalla lussuria al feticismo, dall'adulterio alla pornografia, De Botton esplora con grande schiettezza i dilemmi moderni della sessualità e ci offre la consolazione di non essere i soli ad affrontarli.
La recensione di IBS. “Il desiderio parla sempre una lingua straniera” - scriveva Raimond Radiguet in Il Diavolo in corpo, a dire che molto spesso usare un linguaggio che non ci appartiene aiuta a superare la vergogna di esternare passioni e sentimenti. D’altra parte, da quando Freud ha sdoganato l’argomento non è un mistero per nessuno che le pulsioni sessuali costituiscano il motore principale delle azioni e delle non-azioni umane. Tuttavia, è altrettanto noto che l’essere umano è un essere complesso e che, dentro di lui si combatte irrisolto il conflitto fra principio di piacere e principio di realtà, quell’eterna lotta fra Io e Mondo che gli impedisce di manifestare i propri desideri, lo obbliga ad assumere comportamenti standardizzati e conformi alla convenzione sociale e a reprimere le proprie pulsioni. Il risultato è un compromesso che la maggior parte delle volte si rivela tutt’altro che pacifico e pacificante, e, al contrario, finisce spesso per sfociare in atteggiamenti estremi e incoerenti. Il problema persiste anche dal punto di vista linguistico, poiché, se è vero che la rivoluzione sessuale ha liberato i costumi e ha fatto sì che il sesso diventasse un tema di centrale importanza nella società odierna, l’emancipazione è un'altra cosa, e il disagio nell’affrontare la questione - vuoi per vergogna o per inadeguatezza, per pudore o censura – rimane immutato.
Da qui l’idea di un saggio filosofico sull’argomento. Mosso dalla necessità di mettere ordine all’interno di magma caotico come quello degli istinti erotici, Alain de Botton non si lascia intimidire e prova ad affrontare la questione in maniera razionale.
La tesi da cui parte il libro è piuttosto semplice: il sesso è una forza dirompente che interviene a minacciare le nostre più sane abitudini, contrasta con le nobili aspirazioni dell’uomo generando in noi un conflitto irrisolvibile.
“Dovremmo accettare che il sesso è qualcosa di intrinsecamente anomalo, invece di rimproverarci perché siamo incapaci di reagire in maniera più normale ai suoi impulsi disorientanti”, suggerisce il saggista svizzero, che dapprima ricostruisce le ragioni storiche, culturali e psicologiche della centralità del sesso, e poi cerca di fornire una spiegazione ai nostri comportamenti sviscerando accuratamente caso per caso tutti i dilemmi relativi all’argomento.
Ma, lungi dal proporre soluzioni miracolose per una vita sessuale entusiasmante, de Botton resta un prosatore disincantato, che non distoglie mai l’attenzione dalla natura a volte anche dolorosa delle relazioni, al contrario insiste sull’urgenza di guardare in faccia la verità.
L’aspettativa di una vita erotica sempre soddisfacente è una chimera, la quotidianità trasforma i rapporti e impone loro dinamiche incontrollabili. Bisognerebbe accettare la realtà piuttosto che evaderla per cercare rifugio in passioni transitorie e fugaci, appaganti solo perché (e fino a che) non ci impongono di metterci a nudo di fronte agli altri di cui non smettiamo mai di temere il giudizio. Come pensare (di più) al sesso appartiene al genere dei self-help books, un manuale che si propone di aiutare il lettore a liberarsi dai sensi di colpa e dai preconcetti, ma soprattutto dalla malinconia e dalla tristezza che interviene ogni qual volta ci si sofferma a riflettere sulla natura anomala dei comportamenti che regolano la vita privata. De Botton affronta una questione delicata e quanto mai attuale, senza tuttavia l’ambizione di fornire una guida pratica né un testo scientifico. Alla base del libro v’è piuttosto la convinzione di lunga durata - offuscata in epoca romantica - della catarsi che necessariamente scaturisce dalla condivisione e dalla fruizione dell’arte intesa nel senso più ampio.
Un libro che ha il pregio della schiettezza e il premio della consolazione, e che pertanto vale la pena leggere.