Oggi, qui a Londra abbiamo goduto d'una splendida giornata.
Il cielo era terso terso e brillante. Il sole allegro, per quanto mai troppo alto sull'orizzonte.
Temperatura mite e dentro casa, con il riscaldamento andante (tarato sulle giornate più fredde), un caldo bestiale. E non sapevo come fare per ridurne la potenza, perchè non ho mai chiesto come si fa.
Il salone era letteralmente inondato di luce.
Via con la solita routine, iniziata alle 5.00 di mattino perchè Gabriel è stato alquanto precoce nel suo risveglio. E anche all'alba il cielo dove cominicavano a comparire delle strie chimiche rossastre e la sottilissima falce della luna calante era di una purezza incredibile.
Ma qualcosa non mi soddisfaceva.Mentre gabriel ha dormito a lungo, ho dormito anch'io e ho letto, spostadomi in diverse postazioni di lettura, ogni volta con un libro diverso, attuando una tecnica primordiale - ma efficace - di disambientamento.
Ma con Babie dormiente mi sentivo tutto solo soletto.
E, svegliatomi prima di lui, non avevo nemmeno voglia di mettermi a scrivere, cosa che frequentemente è davvero l'ultima spiaggia: una specie di droga che assorbe totalmente la mia mente e che mi fa viaggiare nel tempo e nello spazio, come la lettura del resto.
E' arrivato il postino che, come ogni postino che si rispetti, ha suonato due volte.
Poi, Babie s'è svegliato e abbiamo mangiato un piccolo snack.
Con una giornata così bella sarebbe stato naturale affrettarsi ad uscire (come avevo fatto ieri con un meteo molto più incerto, mettendo un sogno positivo nei miei buoni proprsiti).
Eppure l'ho tirata per lunghe, sistemando, aggiustando, rasandomi (cosa che avrei potuto fare tranquillamente più tardi).
I miei propositi bellicosi di correre anche oggi, per tenere l'abitudine appena ripresa, si sono rapidamente afflosciati e mi sono sentito pericolosamente privo di energia.
E poi è sempre una seccatura doversi radere almeno una volta ogni due giorni. Se ci fosse una pillola per bloccare la crescita della barba la prenderei volentieri: ma certo non gli estrogeni, quelli sarebbero perfetti, ma produrrebbero anche altri effetti, decisamente indesiderati.
Che strano! Quando ero ancora un adolescente imperbe ero ansioso che la barba cominciasse a crescere e spiavo con ansia il rafforzarsi di tutti i segni di virilizzazione.
E provavo anche a radermi, in gran segreto, anche laddove non c'era nessuna barba fomata, tagliando via la sottile peluria che stava al posto della barba, immaginando che così facendo l'avrei rafforzata e irrobustita.
Il passaggio dal bagno quasi sempre mi deprime, soprattutto per il fatto di dover vedere una mia immagine riflessa che offende il mio narcisismo.
Quasi quasi, a fronte dell'incomodo psichico che ne deriva, é preferibile rimanere con la barba non fatta.
Ma tant'è.
E oggi, vista la solfa, radermi mi ha depresso ancora di più.
Sia come sia, alla fine siamo usciti ("Wow! Ce l'abbiamo fatta!" - quasi che uscire sia partire per una complicata missione esplorativa), ma sin da subito ho deciso di non mettermi in assetto di corsa.
L'opzione è per una passeggiata, dunque, spingendo il baby jogger con zainetto sulle spalle.La giornata é bella, ma l'aria è pungente e lo sento soprattutto nella mia testa nuda.
Solito giro: King Edward's Memorial Garden, Thames Path, Narrow Street, Limehouse Basin e da lì, indietro lungo Commercial Road.
Il Tamigi oggi - come ieri - é con l'alta marea: acque limacciose, onde gonfie che si infrangono sugli argini, gabbiani che stridono e si accapigliano.
E, approfittando dell'alta marea, una folla di imbarcazioni lo percorre verso la foce e, soprattutto, pesanti chiatte che trasprortano container e rifiuti e il catamarano che serve una linea in collegamento con underground e overground e che sempre mi sono ripromesso di sperimentare, senza per questo diventare operativo.
Uno stuolo di runner che vanno e vengono, un flusso senza interruzione, anche loro numerosi come i gabbiani: runner prestanti, runner goffi, camminatori, fitwalker, tutti a ricordarmi la mia infingardaggine e lo gran rifiuto semi-letargico di questo giorno. Due lady attempatelle camminano verso di me, poi una delle due due rompe il passo e comincia a trotterellare arzilla e, intanto, ridendo, incita ("Jog! Jog!") la compagna che segue immediatamente il suo esempio [nei micro-gruppi di corsa, c'è sempre un leader, è innegabile...].
Il mio passo è lento, strascicato, quasi per contrasto.Io, oggi, non "joggo"...
Sono stanco: questi sono i miei momenti di loneliness estrema che io stesso costruisco da me. E, paradossalmente, ciò capita nei giorni che, oggettivamente, sono i più belli e dovrebbero essere vissuti più intensamente.
Eppure la natura risorge: alcune specie vegetali si esibiscono in una fioritura precoce, altre ancora prive di foglie sono gonfie di linfa e punteggiate di gemme,ronte ad esplodere, nelle zone periferiche i crochi sono in piena fioritura.
E alla fine, guardando piccioni e gabbiani volteggiare su di noi, e scendere in picchiata per contendersi qualche brandello di cibo ("Birdie, Birdie!" - grida Gabriel, eccitato), siamo ritornati indietro seguendo una strada diversa, con una piccola sosta da Sainsbury's (ma non quello solito: questo più profondamente indovato nell'East End islamico, quanto a merci esibite ha un aspetto un po' più proletario)per comprare alcune cose essenziali.
A casa abbiamo ripreso la nostra piccola routine quotidiana, rassicurante e avvolgente.
Pranzo per Babie.
Pranzo per me.
Rigovernare.
Spazzolata dei denti per Babie.
La stessa cosa per me.
E poi il nostro riposino quotidiano: Babie si addormenta nella sua rocking chair ed io sul divano, accanto a lui, leggendo un libro e, nello stesso tempo, muovendo ritmicamente il dondolo: si tratta di un giallo che sta polarizzando la mia attenzione, ma non tanto da impedirmi di cadere addormentato.
E dormendo scivolo nel sogno di Lao-Tsu.
E dirò di più! So già cosa cucinerò per cena!Ma non lo scriverò qui. Lo farà sapere in altra sede, se qualcuno vorrà domandarmi.
Non era la cena l'aspetto importante di ciò che ho scritto, ma qualcosa connesso con le epifanie.
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