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24 gennaio 2014 5 24 /01 /gennaio /2014 08:37

4:40 - The Last Day on Earth. Una riflessione sulla apocalisse prossima ventura(Maurizio Crispi)  4.44 - The last day on Earth è un film "apocalattico" di  Abel Ferrara, realizzato con mezzi poverissimi, senza effetti speciali, eppure efficace.
Pensate che - secondo l'immagine (quasi obbligata) che ci è stata consegnata dalla cinematografia hollywoddiana la fine della Terra sarebbe preceduta da secene di panico, da radunate oceaniche di gente che prega (o che si dispera), dal Caos universale?

No, niente di tutto questo.

Quello che prospetta Abel Ferrara è una riflessione su ciò che accadrebbe nell'animo umano se ciascuno di noi fosse informato, senza alcun ragionevole dubbio, che la fine della Terra (e quindi della vita) avverrà per tutti ad una certa ora di un certo giorno.
In modo irrevocabile. Non ci sono scappatoie, non vie di salvezza possibili.
Nè sarà data ad alcuni la possibilità di mettersi in salvo, pagando qualcosa in più.
Non un destino differenziato per ricchi e per poveri.
Ma una fine eguale e indifferenziata per tutti.
La fine del mondo, la fine della vita, la fine delle nostre vite.

Angosciante... claustrofobico...
Abel Ferrara ha dato vita ad un vero e proprio laboratorio in cui egli studia cosa accadrebbe agli uomini e alle donne nel breve arco di tempo in cui gli rimane da vivere, nell'attesa.

Alcuni si suicidano, così, come se niente fosse: nient'altro che il prodotto di una lucida determinazione.

Altri manifestano la propria rabbia, sparando in aria dei colpi di fucile.

Altri si riuniscono e parlano tra loro, bevendo vino.
Altri continuano le proprie piccole abitudini, come l'uomo che nutre il suo cane, offrendogli prelibati bocconcini presi dal suo stesso piatto.

Altri fanno l'amore, ascoltano musica, litigano per piccole gelosie, come la coppia dei due protagonisti che sono esaminati nelle loro reazioni più da vicino.
In televisione, scienzati e teologi si avvicendano spiegand cuò che sta capitando e ciascuno, cercando di dar euna spiegazione metafisica, dal proprio punto di vista, sul senso delle cose ultime.
Nient'altro.
Per il resto la vita continua, come se niente fosse, la gente va al lavoro e ne ritorna. Il flusso di automobili scorre inalterato.

Poi lo strato di ozono, all'ora annunciata, si buca definitamente.
Si spengono le luci ed è la fine.

 

Credo che questo film sia decisamente efficace, anche se all'inizio uno si chiede che cosa stia guardando: dal momento che lo svolgimento sembra tradire quanto annunciato nel titolo.
E, poi, andando avanti nella visione del film, a poco a poco si comprende, il senso di ciò che Abel ferrara ha voluto dirci.
In questo senso, la storia è del tutto spogliata di quegli orpelli che, spesso, rendono i film apocalittici dei film avventurosi e di azioni, in cui il più delle volte (nel 99% dei casi) si prospetta - almeno per alcuni - una consolotaria via di sopravvivenza.
Qui, in questa pellicola, tutti si traduce ed è rappresentabile nel dramma quotidiano dei personaggi: come candele che semplicemente arrivano alla loro fine, ma che - ciò nonostante - sino alla fine continuano ad ardere.

 

 

Il Trailer.

 


 

 

Visto in DVD, gennaio 2014

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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