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Sono piombato in un sonno letargico
in cui accadono cose
Siamo convenuti in una casa
in cui c’è un’indemoniata
o forse si tratta di una che è posseduta dalla droga
Non vuole essere aiutata, però
È proterva
Grida e si agita
Aggredisce anche
Bisogna agire con cautela
Siamo arrivati nella casa in tanti,
forse per effetto del passaparola
Ci sono molti visi sconosciuti, per me,
ma anche vecchie conoscenze
Qualcuno ha organizzato un banchetto
Ognuno ha portato cibo e bevande
Siamo tutti aggregati
attorno ad un grande tavolo
Io sono in piedi, al margine come sempre
L’indemoniata è nell’altra stanza
I preda ai suoi deliri
Ogni tanto qualcuno si alza
e va a vedere cosa stia accadendo
È una brutta storia,
cose mai viste
All’inizio io non partecipo al banchetto
Nessuno mi ha invitato a sedermi
Vedere tutto quel cibo
mi stimola l’appetito e la voglia
Mi avvicino goffo e riluttante
e a fatica trovo un posto a sedere
tra i banchettanti
C’è un piatto invitante di affettati misti
che viene passato di mano in mano
e vorrei servirmene
Quando mi arriva a tiro
cerco di prenderne qualcosa
ma tutte le fette sono aggrovigliate tra loro
e per districarle devo usare
tutta la mia forza,
aiutandomi come posso
con mani, unghie e denti
Devo offrire,
impegnato in tale lotta primordiale,
uno spettacolo ben misero di me
Alla fine riesco a staccare
qualche brandello per il mio fiero pasto
Davanti a me,
c’è un calice per il vino rotto
da cui è impossibile bere
senza tagliarsi le labbra
Qualcuno mi osserva
con occhi mobili e grifagni
Non è un banchetto normale, questo,
la gente va e viene di continuo,
la conversazione è spezzata,
aspra e dissonante
Continuo a sentirmi
come un pesce fuor d’acqua
Ogni tanto mi manca l’aria,
annaspo
e risponde solenne
uno squillo di tromba
Poi sono in un ufficetto
dove devo esaminare
un incartamento sanitario
che riguarda un tale,
e mi pare di conoscerlo
C’è un mucchio di lastre radiografiche
e una ricca documentazione scritta
Le lastre non le guardo nemmeno,
perché non ci capisco una mazza
Le carte, invece, per essere studiate,
devono essere prima
sistemate cronologicamente
(e sono tante)
Il tizio chiede di essere esentato
per motivi medici da un qualcosa,
ai sensi della sua malattia
Studiando le carte, tuttavia,
non riesco a capire quale sia il morbo,
né tantomeno a vedere dove stia l’inghippo
Ma chi è questo qua?
Dove l’ho incontrato?
Pare che la decisione ultima,
quale che sia,
dipenda da me
Me ne vado, irritato,
senza aver concluso nulla
e cammino lungo un vasto,
interminabile, corridoio
I miei passi risuonano ritmici,
e c’è quel tizio girato contro il muro
che urina ostentatamente
con un rivolo di piscio giallo
che scorre tra i suoi piedi
Al mio passaggio
volge la testa verso di me
con un ghigno ammiccante
Arrivano due inservienti massicci
e nerboruti
che lo prendono tra loro
per portarlo via a forza
Il tizio ha ancora la patta aperta
e il membro di fuori,
in piena erezione
Uno dei due inservienti
lo nasconde
mettendoci sopra
un bicchiere di plastica capovolto,
a mo’ di astuccio,
come quelli usati dagli indigeni
delle selve profonde
Il bicchiere è di un bel rosso acceso
Penso che la situazione del tizio
sia seria e disperata
e rifletto anche su quanto egli sia ridicolo,
con quel pene turgido,
rivestito da un bicchiere di plastica
Come potrà sopravvivere
al pubblico ludibrio?
Dissolvenza
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