È buio pesto fuori,
di freddo e di umido
Lampioni gettano attorno
una luce tenue, sparuta
che ben poco intacca
l’immensità della notte morente
Pioviggina,
una pioggia sottile e fredda
intrisa di malinconia
Dalle fronde d’un albero
ancora avvolto nell’oscurità
si diffonde un suono
argentino e armonioso,
il canto di un uccello,
un trillo gioioso
per salutare il giorno incipiente
I rami possenti delle magnolie
si stagliano nel buio
come le sagome di enormi esseri
preistorici
Io cammino
affiancato dal cane fedele,
due ombre nell’ombra
È così che comincia
il nuovo giorno
Ho scelto questo titolo d’impeto, per rendere omaggio al meraviglioso romanzo di Walter Tevis
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Walter Tevis, Solo il mimo canta al limitare del bosco, Minimum Fax, 2015
Siamo nel 2467 e da diverse generazioni sono i robot a prendere ogni decisione, mentre un individualismo esasperato regola la vita dell'uomo: la famiglia è abolita, la coabitazione vietata e ogni persona assume quotidianamente un mix di psicofarmaci e antidepressivi. I suicidi sono in aumento, non nascono più bambini e la popolazione mondiale sta avviandosi all'estinzione. Simbolo e guardiano dello status quo è Spofforth, androide di ultima generazione che agogna un suicidio che gli è però impedito dalla sua programmazione. A lui si contrapporranno Paul Bentley, un professore universitario che, riscoperta casualmente la lettura dimenticata da tempo, grazie ai libri apprende l'esistenza di un passato e la possibilità di un cambiamento, e Mary Lou, che sin da piccola ha rifiutato di assumere droghe pur di tenere gli occhi aperti sulla realtà.Tevis si muove dall'incrocio di queste tre vite creando una distopia postmoderna sulle inquietudini dell'uomo, dove la tecnologia senza controllo si trasforma da risorsa in pericolo.
Prefazione di Goffredo Fofi.
Con una nota di Jonathan Lethem.
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