La trascrizione di questo sogno è di un anno fa
Pubblicato su FB e mai trascritto qui, nel blog
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C’è un sogno di questa notte
Non l’ho annotato subito
e tanti dettagli sono andati persi
Recupero adesso quello che posso
Sono in viaggio,
tanto per cambiare
In auto con altri
Forse c’è mio figlio Gabriel con me
Camminiamo e camminiamo
(qualcun altro alla guida),
a un certo punto superiamo delle transenne
Ci fermiamo in quella che sembra essere
una grande piazzola di sosta
In ogni caso, la strada asfaltata non prosegue oltre
Scendiamo dall’auto,
ci sgranchiamo gli arti rattrappiti
Siamo ai piedi di un'altissima rupe verticale
percorsa da grandi spaccature
che fanno intuire che aldilà della parete rocciosa vi sia altro,
un'ampia vallata nella quale si dispiega una città intera
Quindi, ad una simile vista,
non posso resistere al richiamo
E subito vado ad esplorare, ritrovandomi
a girare per le vie di questa città antica e affascinante,
piena di edifici storici architetture
gotiche, baroccheggianti e neoclassiche
Di tutto e di più
Esploro senza sosta, in lungo e in largo
Cammino
Fotografo
Respiro l’aria ferma e polverosa
che si respira nelle vie e nelle piazze,
nei boulevard e nei vicoli
umidi e ombrosi
Ma la città che rivela di possedere un nobile fasto
e che sembra intatta
manca del tutto di abitanti, di animali,
di voci e di vita
Poi mi ritrovo a camminare su una bici sgangherata
lungo una strada
che sto esplorando
(c’è sempre una strada da percorrere)
e c’è con me Gabriel,
anche lui in bici
Siamo adesso dei viaggiatori ciclomontati
Appassionante!
Ci fermiamo nei pressi di un edificio
che sembra una chiesa di campagna
le mura di pietre antiche, a vivo, e muschiose
Entriamo
Ci sono voci vibranti che si levano in preghiera,
mormorii e la sulla sacra echeggiante
sotto ardite capriate
e ci rendiamo conto che c’é
in corso una funzione
I fedeli della congrega
sono stipati attorno ad un predicatore
(più che un prete delle nostre chiese
sembra un reverendo,
un pastore di anime
che raduna attorno a sé le sue pecorelle)
Io ascolto mescolato tra la folla,
sornione
Faccio dei cenni con la testa
come dire che comprendo bene le parole
che vengono enunciate
Tutti cominciano a girarsi verso di me,
anche il predicatore
Ho l’impressione che mi prendano
per un profeta
per uno che ha da dire delle parole messianiche
Mi sento un po’ imbarazzato
da questa attesa gravida di speranze,
riposta in me
Ma sto al gioco
Parlo
usando parole volutamente oscure
alle quali gli altri che ascoltano
possono dare il significato
che preferiscono,
a ciascuno più congeniale
Vengo interpellato
sempre più di frequente
Alla fine,
tutti pendono dalle mie labbra
Quando il discorso del reverendo
è concluso
c’è da fare una raccolta di denaro
per il benessere della comunità
Io stesso do un contributo generoso
Poi, io e il predicatore
ci mettiamo a parlare in privato,
scambiando punti di vista
(siamo colleghi in fondo)
Il predicatore è barbuto
come lo sono io
Potremmo essere la stessa persona
Si attiva un senso di identità molto profondo,
ma anche inquietante
Poi, alla fine, mi commiato,
facendo voti di fare ritorno un dì
Esco fuori dal luogo di culto
e trovo Gabriel che m’attende paziente
Nel mentre ha cominciato a smontare
Il bivacco che, evidentemente,
avevamo allestito
prima di entrare nella chiesa
(ma di questo non avevo memoria)
Gabriel ha smantellato tutto quanto
lasciando però le cose ammezzo
senza provare ad impacchettarle
per bene
Un po’ lo rimprovero perché
non ci ha nemmeno provato
Quindi comincio a darmi da fare
per sistemare il nostro bagaglio
dandogli al tempo stesso
delle spiegazioni
perché impari a fare da solo un domani
quello che mi sta vedendo fare oggi
E qui il sogno finisce,
andando in dissolvenza
Amen
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