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18 gennaio 2025 6 18 /01 /gennaio /2025 07:21
Il fratellone con la mamma. Lettura del giornale a Capo Zafferano. 1989 (foto di Maurizio Crispi)

C’è questo sogno in cui arrivo con un carico di masserizie da mettere nel garage di casa (e intendo quella di via Lombardia)
È un’operazione complessa quella da fare, non lineare: del resto il garage è già ingombro di molte altre cose tra vecchi mobili, bici in uso e scassate, materiali vari, vecchie riviste, cumuli di VHS, vecchi giornali a fumetti e perfino molti dei libri della mia infanzia declassati, ma mai buttati

La sistemazione delle nuove cose appena arrivate richiede tutto un processo complesso di risistemazione, una cernita, una sorts di triage
Sono costretto ad abbandonare temporaneamente il carico di oggetti fuori, nel cortile, riservandomi di sistemare le cose dopo
La saracinesca del mio box è alzata e vedo l’interno ingombro di cose e di tramezzi ed anche di supporti metallici per soppalchi e c’è anche un’incongrua impastatrice per il cemento che occupa molto spazio
Devo prendere la bici per andare a prendere Gabriel a scuola e non è cosa semplice estrarla da quell’ammasso
Prima di partire per la mia destinazione salgo su a casa e trovo la mamma e Salvatore che si accingono a pranzare e con loro ci sono degli ospiti, forse una delle mie cugine e due o tre miei vecchi compagni di scuola del liceo
E’ una bella atmosfera, come ai bei vecchi tempi
Mi si stringe il cuore perché io invece devo andare e non posso partecipare al banchetto
Saluto tutti, indugio un po’ sulla porta della stanza, incerto sul da farsi, ma il tempo stringe inesorabile
Eppure quel banchetto che sta per iniziare mi attrae, mi ispira molta serenità e mi sembra la cosa più bella che mi sia capitata

Ma purtroppo devo andare e non posso indugiare oltre

Ed io ricordo
Casa nostra era così: la mamma era sempre molto ospitale

C’era sempre un posto a tavola per chiunque arrivasse e lei mi incoraggiava ad invitare i miei amici a rimanere a pranzo o a cena 
Si trovava sempre qualcosa da mangiare per un ospite e c’erano scorte in frigo abbondanti, quai per poter coprire simili evenienze
La mamma invitava estemporaneamente gli ospiti a restare e condividere un pasto, tanto che poi molti tornavano e si presentavano anche all’ultimo minuto, perché sapevano che sarebbero stati accolti
La mamma era accogliente e caritatevole, a suo modo: aveva sempre pronti attenzioni, ascolto e cibo per tutti
Forse meno per me, poiché era molto occupata con mio fratello per via delle sue condizioni e con tutto il resto del mondo che ruotava attorno a lui
Ha fatto in modo che “il resto del mondo” ruotasse attorno all''asse costituito da mio fratello (e la mamma accanto a lui) ed io usufruivo di questo vantaggio indubbio, traendo cioè vantaggio dal “mondo” che veniva a casa nostra
Io certamente godevo di queste atmosfere conviviali e ricche, godevo del piacere di condividere i pasti assieme e di quello altrettanto importante della conversazione che si protraeva attorno ad una tavola ancora semi-apparecchiata e cosparsa di briciole, mentre sorbivamo il caffè, mangiavamo un dolcetto o un biscotto e magari anche sorbivamo un dito di amaro, fumando l'immancabile sigarettina post-prandiale
Ma la cosa essenziale non era tanto il cibo, era piuttosto la parola che nasceva spontanea e cresceva rigogliosa nella condivisione di pietanze e bevande e nell’atmosfera agapica che si creava quasi magicamente 
I miei compagni di scuola erano attratti da questo e tornavano talvolta, anche quando io non c’ero, se ero impegnato nei miei viaggi
Quella casa, la mamma e mio fratello, erano in verità l’ombelico del mondo, al quale io sono sempre rimasto legato
Quando andavo via e partivo, c’era sempre un cordone ombelicale che mi faceva rimanere legato a questa casa e che mi nutriva, che continuava a nutrirmi anche quando mi allontanavo per raggiungere i luoghi più disparati
Questo cordone si tendeva, si tendeva, mentre si andava allungando ed era anche come un elastico che, poi, al momento opportuno mi avrebbe riportato indietro
Ed ora sono sempre qui, in quella stessa casa che è il centro e l’ombelico del mondo e continuo a nutrirmi di quei ricordi, io con i miei fantasmi

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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