Ho scovato, scartabellando tra i "ricordi" che FB giornalmente mi propone, questa nota del 13 gennaio 2011 che riporta la trascrizione di quattro sogni.
Eccoli
1. Metamorfosi
Ero a mare,
immerso a mezza vita
nell’acqua bassa
e cercavo di tenere sotto controllo
una canoa da mare e una iole singola
Era un compito arduo
e avevo a difficoltà a tenere ben ferme
le due imbarcazioni
mosse di continuo dalla corrente.
Ero costretto a risalire a terra a cercare aiuto
Quando tornavo
entrambe le barche erano semiaffondate:
la iole da mare capovolta
e la canoa, pure, piena d'acqua e quasi sommersa
Con abili gesti rovesciavo le due barche,
prima una e poi l'altro
e le svuotavo di gran parte dell'acqua
Quando era il momento di compiere l'operazione
con la canoa,
tuttavia,
venivo ostacolato
dall'improvviso comparire dalla profondità del mare
di un sub a fine immersione
che, mentre emergeva, si liberava di tutta l'attrezzatura
che risaliva a galla
Il GAV pieno d'aria, in particolare,
s’incuneava sotto la canoa e le faceva da galleggiante,
riportandola più velocemente in superficie
Riportavo le due barche sul pontile,
Qui la canoa si tramutava
in un lungo serpente d'acqua
Io, pieno di meraviglia, rimanevo immobile
ad osservare la metamorfosi
Il serpente si arrotolava,
formando molte spire intrecciate
proprio sull'orlo della banchina
e, con curiosità stupefatta,
notavo che il suo ventre biancastro e traslucido
era ricoperto da una miriade di mammelle
2. Tsunami
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Sono su un'imbarcazione da canottaggio e navigo sul vasto mare, lontano dalla costa.
La barca è uno skiff, instabile e sottile come un fuso.
Basta niente per rovesciarlo: è uno scafo che richiede acque tranquille.
Basta un niente perché le grandi pale dei remi rimangano impigliate sott'acqua e ti facciano capottare.
E ciò può capitare tanto più facilmente se non hai una tecnica di esecuzione perfetta.
E' da tempo che non vogo su una barca siffatta e sono un po' in apprensione.
Sì, dopo tanto tempo, mi sento un po’ arrugginito.
Ogni tanto i remi sbattono sulla superficie e sento lo scafo oscillare, ma – nel complesso - ho la situazione sotto controllo.
Ciò mi conforta e mi riempie di euforia.
Certo, mi rendo conto che non sto vogando nella maniera corretta e che, per minimizzare le scosse e i disequilibri, muovo poco il carrello oppure inclino troppo la schiena all'indietro, per facilitare e rendere più fluido lo svincolo.
Godo del paesaggio marino.
I gabbiani volano in alto e ogni tanto scendono verso la superficie. Altri galleggiano pigramente, assieme alle gallinelle d'acqua.
La superficie del mare è liscia e riflette il cielo.
Ma all'improvviso, alla mia sinistra, vedo levarsi un'onda gigantesca il cui corpo assume una tonalità verde-cupo, mentre la sommità alta almeno 5-6 metri già comincia a sfrangiarsi.
Sono allarmato: mi chiedo come farò a resistere all'impatto della gran massa d'acqua.
La bellezza di prima si trasforma in cupa minaccia e in apprensione.
3. L’incontro con il baro
Sono impegnato in una partita a carte con un avversario di cui non conosco l'identità.
Non capisco nemmeno a quale gioco io stia giocando.
Ho in mano le mie carte.
Mi sembra di avere una combinazione favorevole e mi preparo a fare la mia mossa.
Tuttavia, sul più bello, scivolo in un micro-sonno.
Quando mi risveglio noto che le carte sul tavolo sono diverse da prima e che, dunque, la mano non mi è più favorevole.
Penso subito che qualcuno, approfittando della mia “assenza” le abbia manipolate.
In preda all’ira, butto sul tavolo le mie carte e, alzandomi bruscamente, lo rovescio con tutto ciò che vi è sopra.
Me ne vado, lasciando in tredici il mio avversario, dopo avergli gridato che è un baro e un imbroglione.
4. Il palazzo in rovina
C'è una grande festa di ragazzi (forse dell'età di mio figlio). Una grande confusione, grida, baccano, musica a tutti volume, vetri e bicchieri infranti.
La festa si svolge all'esterno d’una grande casa, in una spaziosa terrazza.
Entro in casa.
Dappertutto ci sono affilate lame di cristallo che spuntano dai pavimenti o pendono dal soffitto.
Cocci di vetro sparsi dovunque.
Sono preoccupato: temo che qualcuno dei ragazzi possa ferirsi.
Vado avanti circospetto e penetro sempre più all'interno della misteriosa dimora.
Sgocciolio di acqua. Tubi rotti, da cui sgorgano enormi quantità d'acqua.
Sono un po' contrariato: penso che tutto ciò sia il frutto di atti di vandalismi di qualcuno degli invitati.
Cerco di limitare i danni e tappare le falle.
Ma è un lavoro improbo dagli incerti risultati.
Man mano che vado avanti, gli ambienti si fanno sempre più claustrofobici.
Le stanze spaziose e gli ampi corridoi si tramutano in stretti cunicoli, sempre più bassi, le pareti stillanti umidità rivestite di muffe verdognole che, solo a sfiorarle, mi riempiono di ribrezzo.
Sono costretto, ad un certo punto, a camminare carponi, tanto le volte sono basse.
Spero di ritornare di nuovo all'ariosità di prima.
Ma, come son messo, posso solo andare avanti.
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