Ho scritto questa nota su Facebook (a corredo di alcune foto) il 12 ottobre 2022. E poi mi sono dimenticato di trasferirla qui nel mio blog.
La ripropongo adesso a distanza di un anno esatto.
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Dopo molto tempo, arrivo nel corso della mia passeggiata mattutina allo Stadio di Atletica di Palermo
E, sempre camminando, mi affaccio sulla villa adiacente detta anche "la villa dell'Atleta" (conosciuto anche - secondo il toponomastico più antico come "Case Rocca" e ribattezzata di recente come Giardino Vincenzo Florio secondo una lapide che vi è stata collocata in tempi recenti)
Nella bruma del primo mattino ha un aspetto insolitamente bello.
Al di là del suo fronte incorniciato da due filari di Ficus adornati di panchine ombreggiate dalla loro densa canopia si stende l'ampio prato che sembra essere in buona salute, forse per via delle recenti piogge, piuttosto che per costanti irrigazioni a pioggia (benchè il prato sia dotato di n impianto all'uopo, raramente - per arcani motivi - vi si ricorre: sarebbe quasi perfetto, se non fosse per qualche chiazza ingiallita, dovuta all'usura, dal momento che - specie nell'orario pomeridiano che è di massima frequentazione - ci sono molti che vi giocano o si allenano al calcio (e questo moltiplicato per centinaia di volte all'anno si traduce in un'inevitabile usura).
Del filare di palme in fondo che furono le prime ad essere corrose dal punteruolo rosso qui a Palermo (anzi furono proprio quelle che vi furono importate ammalate, acquistate - forse proprio per questo motivo - ad un prezzo stracciato dal Comune di Palermo) si stende un fronte di verde fitto, lussureggiante, dato da diverse essenze arboree che con il loro vigore preludono a quella zona di vegetazione intricata che si stende oltre la stradella asfaltata delimitante la villa sul lato est (dove si trovano anche le Case Rocca che danno il nome all'intera area), ben nota ai runner palermitani i quali, in considerazione della densità della selva e del sottobosco, l'hanno battezzata con molta fantasia "la Cambogia".
Sono arrivato ad un orario strano: la maggior parte dei podisti che si allenano di mattina presto se ne sono già andati e, ancora, non sono arrivati quelli che, in assenza di impegni lavorativi stringenti, vengono a correre ad orari più comodi.
Quindi, l'aspetto della villa è semidesertico: sembra di osservare uno scorcio di campagna semi-addomesticata con una nebbiolina leggera che sembra levarsi dal prato ancora non inondato dalla luce piena del sole. E quest'aspetto di campagna è accresciuto da un debole odore di letame, proveniente da stalle non lontane che gravitano ai margini dell’impianto dell’ippodromo.
Mi incrocia un podista un po' ingobbito che corre a piccoli passi: e mi sembra di riconoscerlo.
"Spinelli!", lo chiamo per cognome ad un suo successivo passaggio.
Lui si ferma e si gira verso di me, interdetto.
Sul momento non mi riconosce.
Poi, guardando bene, sì.
"Maurizio, sei tu!"
Ci fermiamo a chiacchierare, rievocando i vecchi tempi andati: lui fu uno dei primi compagni di corse al tempo in cui decisi di correre la mia prima maratona a New York e facemmo parte della stessa società podistica amatoriale, allora pressoché unica nel nostro contesto e capeggiata dall'impareggiabile Pino Sutera, che purtroppo ci ha lasciati non molto tempo fa.
"Altri tempi", faccio io.
"Eh sì"
"Gareggi ancora?"
"No, non più, solo le corsette con gli amici"
"Eh, faccio io, adesso sono cambiate tante cose e tutti sono malati di corsa. Noi ,invece, ci divertivamo!"
Ci congediamo, lieti di questo imprevisto incontro.
Io proseguo per la mia via, e il panorama della villa, così europea nella sua nettezza, è guastato dagli immancabili mucchi di rifiuti, attorno ai cestini mai svuotati
Ci si può illudere - dalle nostre parti - di essere in un posto bellissimo, ma la monnezza ci ricorda sempre che siamo a Palermo e che anneghiamo nei rifiuti (posti bellissimi, i nostri, infestati dai demoni dell'incuria e della monnezza)
Nelle due foto uno scorcio dello spazio verde conosciuto come “Villa dell’atleta”, accanto allo Stadio di Atletica (Palermo) e nelle altre l'incuria della monnezza abbandonata
Foto di Maurizio Crispi
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