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7 agosto 2018 2 07 /08 /agosto /2018 13:33

Dalla Sicilia arriva una nuova serie di gialli. Ma stavolta la protagonista è una donna.
Vice questore Giovanna, per gli amici "Vanina", Guarrasi, testarda, scontrosa, tormentata dalla morte del padre e dalla fine di una relazione difficile; appassionata di vecchi film e amante della buona tavola: il vicequestore Vanina Guarrasi è semplicemente formidabile.

dalla IV di copertina

Cristina Cassar Scalia, Sabbia Nera, Einaudi (Stile Libero Big), 2018

Che dire di Sabbia Nera (Einaudi Stile Libero Big, 2018), prima incursione di Cristina Cassar Scalia nel territorio del poliziesco?
L'ho apprezzato davvero tanto: e l'ho trovato davvero ineccepibile sia dal punto di vista dei canoni del poliziesco, sia come prova letteraria in se stessa, a prescindere dal genere in cui il romanzo possa essere catalogato.
Risparmio gli elementi della trama che vengono riportati più avanti dal risguardo di copertina, per dire solo che vi ho trovato un'ottima scrittura, con tutti gli ingredienti che un lettore smaliziato vuole trovare in una buona detective story, compresi tutti quegli elementi introdotti ad arte per rendere il romanzo perfettamente radicato nei luoghi in cui ambientato, ivi comprese le note di colore linguistico, ma senza esagerare.
Per non parlare poi della complessità e delle sfaccettature del personaggio principale e dei suoi comprimari che rendono la vicenda credibile e pienamente calata nel flusso della vita reale, con i suoi imprevisti e le sue improvvise svolte, ed anche con l'emergere di ricordi scomodi e faticosi da tollerare.
Se è vero che ogni autore nei romanzi che scrive (anche in quelli ascrivibili ad un "genere", secondo una partizione della letteratura ormai obsoleta, ma tuttora difesa a spada tratta da alcuni) scrive meglio dei luoghi che conosce e mette delle parti di sè nei suoi personaggi, questo avviene in Sabbia Nera con naturalezza, compreso l'inserimento della cittadina di Noto che appare come il luogo della fuga e dell'evasione, della rigenerazione psichica ed intrisecamente magico, e che - dalle note biografiche in quarta di copertina -  si apprende essere il luogo di nascita dell'autrice.
E' davvero originale l'idea - per altro ottimamente sviluppata - di un indagine che si sviluppa su due diversi piani temporali: che poi confluiscono naturalmente e senza sbavature uno nell'altro.
Difetti degli scrittori di detective story sono talvolta una certa piattezza narrativa e un eccesso di meccanicità, in quanto gl investigatori di turno tendono a concentrarsi su quell'unica indagine (il "caso" da cui prende le mosse la narrazione), mentre nella realtà la loro vita dovrebbe essere molto più complicata ed incasinata. Un investigatore di polizia solitamente segue diversi filoni di indagine, si aprono false piste, ci sono colpi di scena: e anche qui Cristina Cassar Scalia ha colto nel segno introducendo i necessari elementi di complessità e quei colpi di scena che, all'improvviso, danno un'ulteriore impennata al ritmo narrativo, quando ormai l'indagine principale sembra essersi conclusa.
In questo, ho trovato una grande affinità con lo schema seguito da alcuni grandi autori contemporanei del Poliziesco:  e qui mi viene in mente - tralasciando altri "grandi" - Michael Connelly nel modo in cui sviluppa le indagini di Harry Bosch (di cui sono un appassionato lettore).
L'Autrice ha colto nel segno, tanto da suscitare l'interesse e pareri altamente positivi da parte di grandi giallisti italiani
Rimane adesso da augurarsi che venga alla luce una nuova indagine di Vanina Guarrasi e intanto, vista la bontà della scrittura, è possibile - per chi non l'avesse ancora fatto - andare a leggere le due precedenti prove narrative dell'autrice.


(Approfondimento sul sito della Einaudi) Cristina Cassar Scalia, già autrice di opere di narrativa convenzionale (peraltro attenzionate e premiate), con Sabbia Nera (Einaudi Stile Libero Big, 2018) ha dato vita ad una nuova serie di gialli (ovviamente, se a questa opera prima ci sarà un seguito), ambientati in Sicilia e con protagonista una donna testarda, scontrosa, tormentata dalla morte del padre e dalla fine di una relazione difficile: si tratta del vicequestore aggiunto Giovanna Guarrasi, per gli amici Vanina, in forza alla Questura di Catania, donna capace, con un curriculum di tutto rispetto, di metodi spicci e dolorosamente legata ad un passato che non riesce a rielaborare: «Non ha bisogno di fare la dura perché lo è, una dura, e non ricorre a metodi autoritari perché è un personaggio autorevole [...] Ciò non toglie che anche lei, come molte donne oggi, sia in crisi» (Cristina Cassar Scalia intervistata da Giancarlo De Cataldo, «D- la Repubblica»).
Dopo una giornata ricca di ricordi malinconici, nella sua casa sotto «La Muntagna» appena risvegliata (come nel Catanese viene denominato l'Etna) e che ha iniziato a ricoprire la terra di sabbia vulcanica, Giovanna riceve una telefonata dell'ispettore Bonazzoli: in una villa a Sciara è stato trovato un cadavere.
La villa, signorile, è fatiscente e saltuariamente abitata da Alfio Burrano, unico erede del patrimonio di famiglia. È stato lui, per caso, a scoprire il corpo mummificato di una donna, in uno spazio segreto, di cui ignorava del tutto l'esistenza. Giovanna Guarrasi, detta Vanina - o Vannina «per una discreta quantità di corregionali» - si trova davanti una scena da romanzo gotico: il cadavere ha sul capo i resti di un foulard di seta, un cappotto di pelliccia e alcune collane.
Un primo sguardo all'abbigliamento e agli oggetti sparsi intorno al corpo fanno pensare ad un delitto che si perde nell'abisso del passato, «...poi, però succedono tante cose, colpi di scena, improvvise inversioni di marcia, anche indietro nel tempo, scoperte inattese che cambiano tutta la prospettiva, nuovi punti di vista e tanta, tantissima tensione» (Carlo Lucarelli, «La Lettura - Corriere della Sera»).
In Sabbia nera, sempre secondo Lucarelli, «...l’ultimo pilastro è l’ambientazione. La Sicilia, con tutte le sue bellezze e le sue contraddizioni, è una cornice perfetta, che permette di sporcare il folklore con il dramma giocando su qualcosa che tutti credono di conoscere ma che sempre sorprende. Qui, infatti, inizia con la sabbia nera dell’Etna, che copre, corrode e maschera tutto».

(dal risguardo di copertina e altre soglie del testo) Mentre Catania è avvolta da una pioggia di ceneri dell'Etna, nell'ala abbandonata di una villa signorile alle pendici del vulcano viene ritrovato un corpo di donna ormai mummificato dal tempo. Del caso è incaricato il vicequestore Giovanna Guarrasi, detta Vanina, trentanovenne palermitana trasferita alla Mobile di Catania. La casa è pressoché abbandonata dal 1959, solo Alfio Burrano, nipote del vecchio proprietario, ne occupa saltuariamente qualche stanza. Risalire all'identità del cadavere è complicato, e per riuscirci a Vanina servirà l'aiuto del commissario in pensione Biagio Patanè. I ricordi del vecchio poliziotto la costringeranno a indagare nel passato, conducendola al luogo dove l'intera vicenda ha avuto inizio: un rinomato bordello degli anni Cinquanta conosciuto come «il Valentino». Districandosi tra le ragnatele del tempo, il vicequestore svelerà una storia di avidità e risentimento che tutti credevano ormai sepolta per sempre, e che invece trascinerà con sé una striscia di sangue fino ai giorni nostri.

Cristina Cassar Scalia (dall'omonima Pagina Facebook)

«Di scenari raccapriccianti, nella sua carriera, il vicequestore Giovanna Guarrasi ne aveva visti assai: uomini incaprettati e bruciati vivi, cadaveri cementati dentro un pilastro, gente sparata, accoltellata, strangolata e via dicendo. Ma l'immagine che le apparve quella sera si poteva descrivere solo con un termine, da lei vilipeso e definito "da romanzo gotico". Macabra. Abbandonato di sghimbescio sul pavimento di un montavivande di un metro e mezzo per un metro e mezzo, giaceva il corpo mummificato di una donna. Il capo, con ancora i resti di un foulard di seta, era piegato a novanta gradi su un cappotto di pelliccia che copriva un tailleur dal colore indistinguibile; appese al collo, tre collane di lunghezza diversa. Sparsi attorno al cadavere, una borsetta, un beauty case di quelli rigidi che si usavano una volta, una bottiglietta di colonia senza tappo e una scatola metallica che aveva tutte le sembianze di una cassetta di sicurezza».
L'autrice. Cristina Cassar Scalia è nata nel 1977 ed è originaria di Noto. Medico oftalmologo, attualmente vive e lavora a Catania. Ha pubblicato per Sperling & Kupfer La seconda estate (2014, Premio Internazionale Capalbio Opera Prima) e Le stanze dello scirocco (2015). Per Di Sabbia nera (Einaudi, 2018), suo primo romanzo con protagonista il vicequestore Vanina Guarrasi,  sono già stati opzionati i diritti per cinema e TV.

La lettura di Sabbia nera ha conquistato tre grandi maestri del crimine italiano, in cui sintetici - ma lusinghieri - giudizi sono riportati qui di seguito.

«La vicequestora Giovanna Guarrasi, detta Vanina, ha l’acume, la tenacia e la fantasia di una grande poliziotta».

Giancarlo De Cataldo

«Una storia secca, ritmica, scandita, che ti avvolge e ti stritola pagina dopo pagina, sospesa sul ponte instabile tra un passato che non vuole saperne di farsi seppellire e un presente mai del tutto comprensibile».

Maurizio de Giovanni

«La chiameranno l’antimontalbano, ma non è vero. Cristina Cassar Scalia è lei e basta, e Sabbia nera è un gran bel romanzo».

Carlo Lucarelli, «La Lettura - Corriere della Sera»

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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