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31 maggio 2018 4 31 /05 /maggio /2018 08:36
Francesco D'Adamo, Storia di Iqbal (edizione speciale 20 anni dopo), Einaudi ragazzi, 2016

La storia del piccolo pakistano Iqbal Masih, "bambino senza paura", costretto al lavoro forzato in una fabbrica di tappeti, e poi impegnato in una lotta contro i suoi sfruttatori e di tanti altri bimbi come lui, sino a parlare pubblicamente davanti ad un consesso delle Nazioni Unite, ha fatto il giro del mondo. Iqbal è diventato a tutti gli effetti l'emblema e il simbolo della campagna contro il lavoro minorile e contro quella che appare come una forma moderna di schiavitù, tanto più odiosa perchè riguarda i bambini costretti a condizioni di lavoro disumane.

L'impegno di Iqbal, prima sfruttato e poi "lottatore", venne malvisto dai potenti della sua terra (e dalla "mafia" dei tappeti) che nel 2004, quando lui aveva l'età di 14 anni, ne commissionarono l'uccisione, malgrado la notorietà che il piccolo pakistano aveva raggiunto a livello mondiale con il suo "No!" forte allo sfruttamento del lavoro minorile.

Francesco D'Adamo ha saputo farsi cantore della storia di Iqbal, trasformandola in un opera narrativa per lettori di ogni età a partire da10-12 anni, dall'indubbio valore umano e didattico, anche se le emozioni che scaturiscono dallo story telling non sono certamente subordinate alle finalità didascaliche ed educative, con il titolo di "Storia di Iqbal"
Il volume di D'Adamo, che ha visto la luce la prima volta nel 2001 per i tipi di EL, è stato rieditato venti anni dopo la barbara uccisione di Iqbal (a tutti gli effetti un'edizioni speciale, per i tipi di Einaudi Ragazzi, nel 2016, con una prefazione di Gad Lerner).

La storia di Iqbal è stata successivamente trasformata in un film TV drammatico nel 1998 e, più recentemente, in un film d'animazione, molto bello. Iqbal. Bambini senza paura  (Francia, 2015).

(dal risguardo di copertina) La storia vera, riproposta a vent'anni dalla morte, di Iqbal Masih, il ragazzo pakistano di 14 anni diventato in tutto il mondo il simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Ceduto dalla sua famiglia di contadini ridotti in miseria, in cambio del prestito di 26 dollari, costretto a lavorare in una tessitura di tappeti dall'alba al tramonto, incatenato al telaio, in condizioni disumane, come milioni di altri bambini nei Paesi più poveri del mondo, Iqbal troverà la forza di ribellarsi, di far arrestare il suo padrone, di denunciare la "mafia dei tappeti", contribuendo alla liberazione di centinaia di altri piccoli schiavi. Introduzione di Gad Lerner.

Francesco D'Adamo

L'autore. Francesco D’Adamo è nato nel 1949 a Milano, dove vive e lavora. Scrittore, giornalista e insegnante, è stato tra i primi, agli inizi degli anni ’90, a percorrere la strada del noir all’italiana. Nel 1999 ha esordito nella narrativa per ragazzi col romanzo Lupo Omega (Edizioni EL), finalista ai premi «Cassa di Risparmio di Cento», «Città di Penne» e «Castello» di Sanguinetto. Il suo romanzo Storia di Iqbal, «Premio Cento 2002», tradotto e pubblicato negli Stati Uniti, nel 2004 è stato segnalato dall’American Library Association come libro «raccomandato e degno di nota», e ha avuto il «Premio Christopher Awards (USA)».

 

 

Chi è Iqbal Masih? È un ragazzino pakistano di 12 anni diventato in tutto il mondo il simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Ceduto dalla sua famiglia di contadini ridotti in miseria, in cambio del prestito di 26 dollari. Ecco la sua storia. Ci sono Paesi dove i bambini anziché andare a scuola sono costretti a lavorare. Il Pakistan è uno di questi e Iqbal era uno di quei ragazzi obbligati a passare ore ed ore ad annodare tappeti. Uso l’imperfetto perché il piccolo operaio che difendeva gli amici che come lui erano schiavi di qualche padrone, è morto a dodici anni per motivi che non si conoscono. La sua storia la potrete conoscere venerdì sera, 17 novembre, grazie al film Iqbal – Bambini senza paura che sarà trasmesso a partire dalle 21,15 su Rai3 in prima visione assoluta. Questa pellicola, uscita in Francia nel 2015, ora arriva per la prima volta in Italia dove sulla storia del piccolo pakistano è stato pubblicato il romanzo Storia di Iqbal scritto da Francesco d’Adamo. La storia. Il film racconta di questo bambino povero che ha imparato dalla sua famiglia l’arte di annodare tappeti con i raffinatissimi nodi detti bangapur. Un giorno per poter comprare le medicine al fratello Aziz, malato, viene avvicinato dall’impostore Hakeem: l’uomo gli promette le medicine di cui ha bisogno se realizzerà un tappeto per l’amico Guzman. In realtà Iqbal finirà male e verrà venduto a Guzman che è un produttore clandestino di tappeti che sfrutta il lavoro nero dei bambini che restano imprigionati in quell’officina senza poter far ritorno a casa. Ma Iqbal non si arrende. Tela dopo tela, nodo dopo nodo, elabora un piano per fuggire e liberare anche gli altri bambini operai Fatima, Emerson, Maria, Ben, Salman e Karim. La vita di Iqbal. Una storia ispirata alla vera vita di Iqbal che se fosse ancora vivo, oggi, avrebbe 34 anni. Nato da una famiglia poverissima, a quattro anni già lavorava e a cinque fu venduto dal padre a un produttore di tappeti per pagare un debito. Da quel giorno trascorse la sua vita dietro a un telaio per dieci-dodici ore al giorno. Passarono anni ma nel 1992 Iqbal riuscì a fuggire per partecipare con altri ragazzi a una manifestazione contro lo sfruttamento minorile. Quando tornò dal suo padrone si rifiutò di continuare a lavorare. Lo picchiarono ma lui non si arrese al punto da dover lasciare con la sua famiglia il villaggio. Iqbal fu ospitato in un ostello, cominciò a studiare, a viaggiare, a partecipare a incontri internazionali per portare la sua testimonianza proprio sulla questione del lavoro minorile nel suo Paese. Un cammino che si fermò il giorno di Pasqua del 1995 quando il bambino operaio e difensore degli altri ragazzi morì misteriosamente. In sua memoria... A Iqbal sono dedicate molte scuole anche in Italia. Questo film in onda su Rai3 ci ricorda quanti Iqbal ci sono nel mondo. Si contano più di 150 milioni di “fratelli” del piccolo pakistano: in Africa lavora un bambino su tre prevalentemente nell'agricoltura familiare e nel piccolissimo commercio. In America Latina lavorano il 15 - 20% dei bambini al di sotto dei 15 anni e non pochi di loro sono anche ragazzi di strada: si occupano delle piantagioni ma vanno anche nelle miniere e nelle fabbriche d'abbigliamento. Ma anche in Italia secondo l’associazione “Save The Children” sarebbero 350 mila i bambini e gli adolescenti che lavorano magari proprio nell’azienda di famiglia.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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