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25 dicembre 2017 1 25 /12 /dicembre /2017 10:07
Edith Bruck, La Rondine sul Termosifone, La Nave di Teseo, 2017

Mi sono imbattuto nel testo autobiografico di Edith Bruck, La rondine sul termosifone, pubblicato da La Nave di Teseo (Collana Oceani) nel 2017, ascoltando - durante una trasmissione di Farheneit (RAI 3)  - un'interessante intervista con l'autrice. Ho subito pensato che valesse la pena leggerlo e l'ho immediatamente ordinato in libreria.
Edith Bruck racconta con grande coraggio il declino nella senilità del suo marito e compagno di una vita, il poeta e regista Nelo Risi, sino alla fine.

Si apprezzano della sua scrittura, la grande sincerità e si vede nella filigrana di ogni pagina e di ogni breve, essenziale, capitolo il forte sentimento amoroso nei confronti del marito sia sotto il profilo affettivo, sia sotto quello della condivisione intellettuale di tante cose.
Edith Bruck dà testimonianza del progressivo declino della mente del compagno, ridotta a manifestazioni sempre più essenziali e sempre più frammentata, anche se di tanto in tanto riemergono sprazzi di una grande luminosità e dell'ingegno e dell'acutezza intellettuale di un tempo.
La Bruck procede accanto a lui, assistendolo amorevolmente, ma non senza manifestare in alcune circostanze dubbi, perplessità, qualche volta anche rabbia, per intemperanze da parte del compagno smarrito in un'oscurità che si fa vieppiù grande, che  - assieme al momentaneo vacillare di un atteggiamento di paziente empatia  - possono essere comprensabile, pur non essendo da parte di chi li sperimenta pienamente tollerabili.
Superabili, se la spinta motivamente è quella dell'accudimento amorevole, sempre e malgrado tutto, in nome di ciò che è stato e che, sotto le rovine della mente, c'è sempre.
Eppure, nell'interazione tra i due, pur in una trama sempre più disorganizzata, si vede un percorso e uno scambio di affetti e di sentimenti che, pur ridotto all'osso talvolta e disorganizzato, persiste nel tempo e persisterà sino al buio finale.
L'amore, gli affetti, sono il filo rosso che conducono la storia e danno un senso alle interazione agli scambi verbali, talvolta un po' folli e surreali, sempre scarni. Ed su questi sentimenti che si fonda il rispetto profondo nei confronti dall'Altro che si va allontanando sempre di più, risucchiato dalle tenebre e da una sempre più estesa smemoratezza del momento presente e del passato come insieme organizzato di ricordi.
Chi è presente, chi può ancora ricordare, chi dà con il suo esserci continuità storica al momento presente, rappresentà il testimone e il datore di senso, quando da un guazzabuglio di parole e di pensieri disorganizzati emergono in sprazzi di lucidità piccoli ricordi che come tessere di un puzzle possono essere ricollocati in una trama più ampia, o in quei rari momentiin cui il riconoscimento pare di nuovo possibile.
L'affetto e la memoria di chi rimane presente rappresentano anche il baluardo della rabbia e della collera di chi, invischiato nel processo di progressivo insenilimento, sente che sta perdendo se stesso e la propria memoria in una nebbia sempre più fitta che, presto, diverrà buio e totale oblio, di Sè, ma anche dell'Altro.
Ed è proprio questo il bello di questa storia ed qui che, nei singoli capitoli, si ritrova il filo rosso di una grande forza, dell'intensità degli affetti e della capacità di tenere viva la fiamma del sentimento amoroso.
Questo racconto autobiografico dovrebbe essere letto, a mio avviso, da tutti coloro che si ritrovano ad assistere un familiare con un Alzheimer o con una demenza senile: un grande insegnamento a non essere presi da un alienante smarrimento.

(le soglie del testo) Testimone dell’orrore della Shoah, cui ha dato voce nelle sue opere tradotte e premiate in tutto il mondo, Edith Bruck torna con un memoir tenero e struggente, in cui la grande storia e le sue tragedie si affacciano come sfondo al racconto intimo dell’amore e della dedizione per suo marito, il poeta Nelo Risi, scomparso nel 2015. Edith Bruck ha scelto di stargli accanto sino alla fine, trascorrendo con lui, accanto a lui, gli anni della progressiva malattia che lo ha allontanato dal mondo, dai suoi ricordi, dagli affetti, dal lavoro.
Non è, questa, una storia d’amore immune da ferite o difficoltà, né la celebrazione di una vita assieme priva di contrasti, contraddizioni, lontananze. Ma è una storia in cui il senso di una condivisione profonda – senza dubbi o alibi – è la forza di una mano che stringe e sostiene l’altra – nell’assenza, nel riposo, nella paura, nella tenerezza – e viene restituito nella sua verità più umana, divenendo luce e ispirazione, unico filtro attraverso cui si può ancora parlare della bellezza dell’amore.
Protagonista del libro è il poeta Nelo Risi, terzo marito della scrittrice, scomparso nel settembre 2015. Edith Bruck le è stata accanto sino alla fine, trascorrendo con lui, accanto a lui, gli anni della progressiva demenza, che lo ha allontanato dal mondo, dai suoi ricordi, dagli affetti, dal lavoro. Ne emerge non solo il ritratto di un grande poeta, ma quello di una donna straordinaria che, memore del dolore subito dai nazisti, ha deciso di rimanere al fianco dell'uomo amato. Così che il ritratto di un amore diventa l'occasione per fare un bilancio della propria vita e del proprio rapporto con l'amore e con gli uomini.
Dall'orrore dei Lager all'amore per il marito Nelo Risi: le passioni di una vita distillate in racconto autobiografico.


 

Edith Bruck

L'Autrice. Edith Bruck, di origine ungherese, è nata in una povera, numerosa famiglia ebrea. Nel 1944, poco più che bambina, il suo primo viaggio la porta nel ghetto del capoluogo e di lì ad Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen. Sopravvissuta alla deportazione, dopo anni di pellegrinaggio, approda definitivamente in Italia, adottandone la lingua. Nel 1962 pubblica il volume di racconti Andremo in città, da cui il marito Nelo Risi trae l’omonimo film. Nelle sue opere ha reso testimonianza dell’evento nero del xx secolo. Ha ricevuto diversi premi letterari ed è stata tradotta in più lingue. Nelle sue opere il più delle volte ha reso testimonianza dell’evento nero del XX secolo. Nella lunga carriera ha ricevuto diversi premi letterari ed è stata tradotta in più lingue. Tra gli altri, è traduttrice di Attila József e Miklós Radnóti. Ha sceneggiato e diretto tre film e svolto attività teatrale, televisiva e giornalistica.
In Italia ha pubblicato: Il silenzio degli amanti (Marsilio), Chi ti ama così (Marsilio 1994), L'amore offeso (Marsilio 2002), Lettera da Francoforte (Mondadori 2004), Specchi (Storia e Letteratura 2005), Andremo in città (L'Ancora del Mediterraneo 2006), Quanta stella c'è nel cielo (Garzanti 2009), Privato (Garzanti 2010), Mio splendido disastro (Lampi di Stampa 2011), La donna dal cappotto verde (Garzanti 2012), Quanta stella c'è nel cielo (Garzanti 2014), Il sogno rapito (Garzanti 2014), Signora Auschwitz. Il dono della parola (Marsilio 2014), Chi ti ama così (Marsilio 2015).

«L'amoroso racconto di una malattia, di una coppia che l'affronta insieme tenendosi fino all'ultimo per mano.» -

Paolo Conti, Sette, Corriere della Sera

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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