Dov'è più la magia del Natale? A meno che uno non creda nell'avvento, in senso profondamente religioso, il significato della festa della Natività, con tutte le successive contaminazioni e la comparsa dell'iconico Babbo Natale (o Santa Klaus o San Nicola) si è attutito ed è stato divorato letteralmente da una spietata commercializzazione che lo hanno reso più che altro in un potlach, nel quale tutti si gettano in una vertiginosa contrapposizione di doni.
Ed anche il Natale come evento nel quale i nuclei familiari allargati si ritrovano assieme in un momento di scambievole affetto e di solidarietà si è attenuato.
Ci sono quelli che lo interpretano come una sorta di replica anticipata del Capodanno, sostituendo pazze feste che si protraggono sino alle prime luci dell'alba alla partecipazione della Messa di Mezzanotte, anche se, ovviamente, la fascia dei credenti rispetta questa tradizione, sostenuta da un forte convinzione e dall'attesa messianica che si concretizza un anno dopo l'altr, benchè il rispetto della tradizione e del suo forte simbolismo tenda ad affievolirsi, poichè è sempre più diffusa la tendenza ad anticiparne l'orario tra le 21.00 e le 22.00, per motivi di "praticità"..
Ci sono quelli che se ne vanno alla ricerca di luoghi esotici e per questi il Natale è più che un altro una scusa per elargirsi il regalo di un viaggio.
E ci sono quelli che vorrebbero mettere tra parentesi l'intero periodo delle festività natalizie (dalla festa dell'Ascensione all'Epifania) e farsi un lungo sonno letargico e autistico, via dalla pazza folla.
Come in tante altre cose, quando ero piccolo, al Natale ci credevo e ho continuato a volerci credere, per anni, nell'adultità. Questi molteplici significati per me si sono spenti, ora. Non alimento più dentro di me alcuna illusione, in merito.
E, semplicemente, cerco di ignorare questa frenesia che sembra prendere tutti in un'orgia di gioia finta o acriticamente data per scontata.
Il Natale come viene festeggiato oggi è più che altro un costrutto che si mantiene, soprattutto, in questa scala, per le esigenze del commercio e del business.
E che dire poi, a completare il quadro delle disillusioni, degli Alberi di Natale posti nelle pubbliche piazze dalle Amministrazioni comunali rubati o dei doni predisposti per i bambini degenti di un reparto di pediatria vilmente rubati nel cuore della notte? E' questo il Natale?
Oppure quello del furore dei botti allo scoccare della mezzanotte, quando ci scappano anche spari da vere armi da fuoco, con la conseguenza di incauti che hanno deciso di trascorrere gli ultimi minuti prima di mezzanotte e subito dopo seduti su di una panchina cittadina?
E' questo il Natale?
Sotto questo profilo quelli che credono nel "santo" Natale per motivi di fede sono, a mio avviso, dei privilegiati: per loro non c'è alcun velo di Maya che nasconde la vacuità e l'insulsaggine; poichè ciò che conta per essi è del Natale il senso profondamente religioso.
Ma forse, in maniera laica ma pur sempre rispettabile, bisognerebbe recuperare il senso del Natale come giro di boa del nostro ciclico, il momento in cui convergono - come ha insegnato Dickens nella sua celebre storia "A Christmas Carol", il passato, il presente e il futuro, quello in cui si possono stendere provvisori bilanci delle nostre esistenze.