Soffro con un cane. Dialoghi con Nando sull’amore di Fulvio Viviano (Il Palindromo, Collana Kalispera, 2016) si legge davvero in un soffio leggero. E' a portata di ogni lettore, perché parla ai sentimenti e racconta di un'amicizia forte ed intensa nell'eterno rapporto che rapporto che lega l'Uomo al Cane, ma è - ovviamente - particolarmente adatto ad una platea di "amanti dei cani", di coloro cioè che considerano il proprio cane come un amico alla pari con il quale condividere una parte della propria vita.
Sono esclusi dalla possibilità di potere interagire empaticamente con il diuturno dialogo - profondamente autobiografico - tra Fulvio Viviano e il cane Nando coloro che vedono il cane in maniera utilitaristica oppure coloro che scelgono di legare sè un cane in sostituzione di qualcosa d'altro mancante nelle proprie vite e che ne divengono dipendenti, forzando il cane in un ruolo che non gli è proprio (ad esempio, nella figura di un bambino assente).
Detto questo, nella tipologia di relazione uomo-cane adombrata dai piccoli dialoghi con Nando, il cane e l'uomo, legati da un rapporto amicale, diventano sempre più simili, dal momento che l'uomo - con il proprio cane stabilisce una relazione empatica in cui si verificano flussi comunicativi alimentati dalla fantasia, ma anche e soprattutto dalla identificazione proiettiva, tenendo anche nel conto che il fatto - per dirla in termini comuni - che il proprio cane diventa in certo modo lo "lo specchio della nostra anima". L'Uomo plasma il Cane a sua somiglianza, ma il Cane influenza in qualche maniera l'Uomo: e - come si dice comunemente - cane e padrone finiscono con l'assomigliarsi: nel bene come nel male, tanto che il cane "feroce" è in realtà un prodotto della ferocia e dell'aggressività degli uomini che li tengono con sé e li trasformano a proprio immagine e somiglianza.
Per non parlare della possibilità di canalizzare le emozioni e di esprimere i sentimenti. In questa capacità, i cani sono autentici maestri di vita: è ciò è confermato dalla tesi di alcuni etologi i quali sostengono che nel corso del processo di domesticazione, il cane abbia nello stesso tempo "domesticato" l'uomo, arricchendo il suo lessico emozionale e la sua capacità di esprimere sentimenti.
Si direbbe, in altri termini, che gli uomini siano divenuti pienamente umani proprio a causa della vicinanza con i cani.
Fulvio parla con Nando, talvolta è Nando a parlare con Fulvio in dialoghi brevi e brevissimi, talvolta fulminanti, ma sempre lievi e delicati: in cui comunque Fulvio rispetta e d° voce alla "caninità" di Nando.
La realtà più dura e difficile accettare del rapporto uomo-cane è che la durata di vita del cane è più breve rispetto a quella umana, sicché il più delle volte il "padrone-amico" ha la consapevolezza che l'arco vitale del proprio cane è a termine: e che quella relazione privilegiata è destinata a finire. Solo di rado un cane sopravvive al prio "padrone": ed è là che si manifestano pienamente le capacità del Cane di provare ed esprimere sentimenti autonomi, come adombrano alcune vicende esemplari realmente accadute e tramandate a future memoria per la loro emblematicità (si veda, ad esempio, il celebre caso di Hachiko).
Proprio per questo spesso i cani meritano pienamente una sepoltura con tutti i crismi sulla quale piangere, rievocare nostalgicamente e portare fiori (e si vedano al riguardo i casi di cimiteri dedicati ai cani di famiglia, come quello che si può visitare a Villa PIccolo di Cala Novella (nei pressi di Capo d'Orlando).
E' il caso di Nando che si avvicina alla fine della sua felice esistenza e che non vorrebbe lasciare il suo Fulvio in un momento esistenziale difficile con il desiderio di vedere il compimento di una relazione sentimentale problematica.
La lettera finale - una sorta di testamento spirituale che Nando scrive per "Osso", che è l'amore tormentato di Fulvio - vale da sola tutto il libro.
Il bello, a sottolineare la natura del rapporto che lega Nando a Fulvio - è che, nel risguardo di copertina dove si trovano solitamente le essenziali notizie biografiche sull'autore, c'è uno spazio specifico dedicato a Nando, al quale viene conferita, dunque, piena dignita autoriale.
Vediamo cosa viene detto di Nando: "Nando Maria ha 15 anni. E' un concentrato di razze, ma come il suo capobranco è affetto dalla Sindrome di Peter Pan. Nel suo caso la Sindrome di Peter Can".
Fulvio Viviano, giornalista e scrittore, è un figlio d'arte. Per vivere fa il cronista e lavora per Sky Tg24. Ma se potesse tornare indietro farebbe il veterinario. Ha all'attivo due libri Fuori tempo Massimo (Vittorietti) e Come la Mentos nella Coca Cola (Imprimatur 2014).In attesa di arrivare alla pensione cerca di godersi la vita come può.
(dal risguardo di copertina) “Soffro con un cane” è un diario di bordo. Dialoghi semiseri tra un eterno Peter Pan e il suo fidato cane Nando. Tra i due il più saggio è, ovviamente, il cane. È lui che dispensa perle di saggezza e dà consigli su come affrontare la vita e il rapporto di coppia. Un rapporto che non decolla. Ma lui, Nando, lo sa che Lei, la Lei del suo padrone, prima o poi arriverà. O almeno questo è ciò che spera, perché lui, purtroppo, ha fatto il suo tempo. E di lasciare solo il suo capobranco non vuole sentirne parlare.
I proventi di questo libro contribuiranno a sostenere il “Rifugio del cane abbandonato” di Palermo.
Hachiko: la storia toccante di un cane fedele sino alla morte
Hachikō (10 novembre 1923 - 8 marzo 1935) fu un cane di razza Akita. Dopo la morte del suo padrone, Hidesaburō Ueno, si recò ogni giorno, per quasi dieci anni, ad attenderlo, invano, alla stazio...
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