Smarrito in una città che mi è sconosciuta
Vicoli stretti selciati di lastre di pietra ferrigna
che si aprono su grandi piazze ariose
dominate da edifici baroccheggianti
dalle facciate di tufo grezzo di una calda tonalità marrone
Le strade vanno su e giù i pendii di colli vicini
Durante uno di questi saliscendi, quasi sulla sommità di uno di essi
intravedo uno skyline mozzafiato
quinte fatte di campanili torreggianti,
cupole imponenti
e ancora facciate barocche...
Cammino e cammino per le strade,
attraverso piazze spaziose
ma più vado avanti
più mi è chiaro di essermi perso e di non avere idea alcuna
di cosa dovrei fare per tornare indietro, sino ad un luogo familiare
Sì, ricordo perfettamente di essermi allontanato da una casa
dove stavo supervisionando il lavoro d’un idraulico
che poi identificavo in un mio vecchio conoscente
e con cui intavolavo una conversazione sui bei vecchi tempi andati
Concluso il lavoro e congedato l’operaio,
ma ancora pieno di questa conversazione
e delle reminiscenze recuperate dall’oblio
muovevo i primi passi per ritornare verso il portone di casa,
Giravo l'angolo ed ecco che di nuovo mi ero smarrito
Al di là, tutto mi appariva ignoto
Tutto nuovo, tutto diverso
Non c'era nessuno a cui chiedere...
Solo radi passanti che alle mie richieste rispondevano spicci
con una scrollata di spalle e, abbassando la testa, tiravano via dritto
L’unico appiglio avrebbe potuto essere il mio cellulare
Avrei potuto usarlo per mettermi in contatto con mia madre e mio fratello
rimasti indietro in quella casa - questo pensavo,
mentre lo maneggiavo con un senso di straniamento
Sì, indubbiamente, questa era una mia certezza
Solo che quello che tenevo in mano non era il mio cellulare
Era un telefono sconosciuto e di cui ignoravo password e funzioni
e c'era di che dubitare che avesse in memoria la mia rubrica
Senza quel cellulare (la batteria, con una sola tacca, era lì lì per scaricarsi)
avevo in mano solo un inutile pezzo di plastica e circuiti stampati
E oggi non siamo più capaci come nel tempo pre-digitale
di tenere a mente i numeri di telofono più importanti
Siamo tutti un po' smemorati
Mi veniva voglia di scaraventare quell'inutile smartphone
assai poco smart
contro il muro
rompendolo in mille pezzi
Non ricordavo nemmeno il nome della via da cui mi ero allontanato:
quindi non avrei nemmeno potuto chiedere ad un taxi
di riaccompagnarmi da dov'ero venuto
Tentando di ricostruire il mio percorso sino a lì,
e di capire, così rinculando, quali fossero stati i miei primi passi,
facevo giri su giri, ma insensibilmente tentativo dopo tentativo
mi allontanavo vieppiù dal punto focale della mia ricerca
Avevo la sensazione che si stesse facendo tardi,
lo vedevo nei sottili cambiamenti nella qualità della luce
e nell'allungarsi delle ombre,
mentre il cielo si affollava di strie chimiche rosate
Eppure, continuavo a cercare e a girare,
inanellando percorsi insensati,
come un uomo che si sia sperduto in una foresta oscura
o come un demente che brancola nel buio della sua mente
Ogni tanto avevo la sensazione di riconoscere un certo angolo
a partire da dettagli come
un cornicione rotto
una facciata barocca
un pacchetto di sigarette vuoto e accartocciato
piccoli elementi,
ma poi tutto si faceva di nuovo confuso ed indistinto
Mi sentivo esausto, dopo tanto cercare
senza poter venire a capo di nulla
Poi, di colpo mi sono svegliato,
il mio cellulare era lì, a vista, sempre quello
Mi sono rasserenato forse,
sono nella casa dove stavano mio fratello e mia madre,
e molti anni prima anche mio padre...
Di loro, sono l'unico sopravvissuto,
forse sono una sentinella
a guardia di un mausoleo o di un cenotafio,
sicuramente sono il custode delle memorie familiari,
secondo alcuni nulla più di un museo polveroso.
per me luogo sacro
ma fino a quando?