Nel mio immaginario, plasmato dalle storie che ho assorbito nell'infanzia, quando qualcuno dice le bugie, gli cresce il naso come a Pinocchio e non sempre poi arriva la Fata Turchina a ridimensionare quel naso smisurato, cresciuto come un albero con rami e foglie e perfino uccelletti che vi fanno il nido, dietro la promessa "Non lo faccio più"...
Chi ha mentito puntualmente ci ricasca. E per usare un altro modo di dire le bugie hanno le gambe corte e il bugiardo non va mai troppo lontano senza essere smascherato.
Per il bugiardo inveterato, non sempre tuttavia c'è una redenzione possibile come nella storia edificante del burattino di legno che, attraverso un duro apprendistato e molte monellerie, finisce per diventare un bambino "perbene".
Il dialogo telefonico intercettato (e divulgato nella stampa) tra il nostro Matteo e il padre Tiziano farebbe tanto pensare ad un dialogo collodiano, specie per quel toscanismo che risalta nel fraseggiare di Matteo indirizzato al padre: "Babbo, hai detto bugie?"; oppure nella variante in tono esortativo: "Non dire bugie, babbo!".
Assistiamo ad un capovolgimento radicale rispetto al racconto di Collodi, in cui è Pinocchio a dire le bugie e sono Geppetto, il Padre, oppure la Fata Turchina (la Madre) o il Grillo Parlante (la Voce della Coscienza) ad esortarlo a non dirne, perchè "dire le bugie porta ad un'infinità di guai".
Ma qui siamo immersi sino in fondo in una commedia degli errori e dei falsi indizi.
Chi sarà poi a dire le bugie? E colui che esorta il babbo a non dire le bugie, avrà la coscienza limpida e cristallina per quanto riguarda il non dire le bugie?
E che senso avrebbe questa telefonata, fatta in una situazione in cui, date le premesse, avrebbe potuto essere facilmente intuibile anche da parte dei più sprovveduti che quel telefono fosse sotto controllo?
Molti gli interrogativi, poche le risposte, ma rimane in fondo tutto molto divertente ed ironico, grazie all'uso di quel toscanismo "babbo"...
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