Oggi, passando, ho visto sul marciapiedi una scritta a lettere bianche in risalto sul grigio del cemento e in elegante stampatello, che faceva: "Io faccio il barbiere", ovviamente tracciata con una schiuma da barba spray, giusto per essere in tema.
Non ho potuto non pensare, per associazione, ad alcuni giochetti linguistici goliardici che ci scambiavamo con ilarità ai tempi del Liceo ed anche dopo.
Tipo: traduci in siciliano questa frase!
Le frasi erano:
"Il barbiere neanche lava con il sapone".
"Tua sorella lasciò il secchio dietro la porta"
"Stiamo in piazza"
"Sta piovendo".
Il malcapitato di turno traduceva pensando, così, di trarre laudo per la sua perizia di traduttore, incappando invece nelle grasse risate dei suoi interlocutori.
Per timore di essere considerato irriverente e per non voler essere, per di più, politicamente scorretto tralascio qui le traduzioni delle succitate frasi.
Sono sicuro che i siculi e i cultori di Camilleri se la sbroglieranno da sé con elegante perizia.
Ma la scritta mi ha portato alla mente anche il famoso "paradosso del barbiere" che costituisce approssimativamente una riformulazione intuitiva, o figurata, del famoso paradosso di Russell. L'antinomia può essere enunciata così: "In un villaggio vi è un solo barbiere, un uomo ben sbarbato, che rade tutti e solo gli uomini del villaggio che non si radono da soli. Il barbiere rade se stesso?".
Potenza delle associazioni!
Paradosso del barbiere - Wikipedia
Il paradosso del barbiere è un' antinomia formulata dal filosofo e logico britannico Bertrand Russell nel 1918. Essa costituisce approssimativamente una riformulazione intuitiva, o figurata, del ...
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