(Maurizio Crispi) Nel corso del nostro viaggio in Sudafrica, il 30 dicembre 2016 è stata la volta di una gita alla diga (e relativo lago artificiale) detta Hartbeespoort Dam, ubicata nella North West Province, subito al di là del confine con il Gauteng, cittadina che oggi è divenuta un rinomato posto - oltre che di residenzialità stagionale - di attrazione turistica sia per gli sport lacustri ed acquatici in genere (yachting, vela, canoa e simili), sia per le escursioni in pallone, sia per il trekking sia per la pesca.
Ma èanche rinomata perchè ormai da anni, vi si svolge un'ultramaratona, la "Old Mutual OM Die Dam Ultramarathon" la cui 27^edizione si svolgerà il prossimo 18 marzo 2017 (sabato) , sulla distanza di 50 km, e con la possibilità - per i meno allenati - di cimentarsi nella distanza di 21 km (ma anche sulla distanza di 10 km), con in più una "Fun Run" di 5 km.
Completamente trasformata da come la ricordano Maureen, Belinda e Margie che qui venivano sovente in gita.
Tutto é cambiato: sole le montagne, la diga e il lago sono rimasti identici...
Superata la zona come sempre trafficatissima tra Pretoria e Johannesburg, il paesaggio dell'altopiano s'è aperto in una sequenza di cieli vastissimi, resi ancora più ampi e maestosi dalle presenza di cortine di cumuli flottanti che, estendendosi a perdita d'ochio, fanno pensare alla canzone di Jannacci "Messico e Nuvole"...
La strada procede con ondulazioni continue sino ad arrivare in vista di una piccola catena montuosa i cui picchi hanno la cima piatta, a tavoliere e la sommità di nuda roccia.
Sono appunto le montagne che delimitano il lago, ricavato proprio nel punto in cui le acque del fiume si addentravano con numerose cascate in un gola scoscesa per scendere più a valle.
La zona si anima all'improvviso, le auto sono incolonnate e noi non possiamo sottrarci a queste strettoie... Per passare dall'altra parte della gola, bisogna costeggiare il lago artificale e poi passare dentro uno stretto tunnel curvilineo e sulla sommità della diga.
Nel tunnel e sula diga,vista la ristrettezza del passaggio il traffico è a direzioni alterne...
E quindi le attese tra una ripresa e l'altra della marcia a singhiozzo sono lunghissime.
Approfittano della situazione frotte di venditori improvvisati che vogliono piazzare di tutto, dai cappelli agli occhiali da sole, dalle cinture a fantasiose confezioni di bicchieri da birra, per non parlare di quelli che propongono la vendita di sacchi di legna da ardere, di frutta, oppure di enormi animali e uccelli di legno scolpito o di ferro battuto.
Per evitare di essere assaliti da queste generose offerte bisogna tenere i finestrini ben chiusi.
Lungo le centinaia di metri prima della galleria sono disposti numerosi locali multietnici, persino un posto di ristorazione presumibilmente italiano, a giudicare dalla scritta "panini":
il passaggio sulla diga è bello, poiché ci si offre una vista superba sulla gola selvaggia- e verdeggiante di una fitta crescita di alberi e di arbusti - dove rumoreggiano numerose cascate che convogliano l'acqua di scolmo proveniente dal lago.
Ma purtroppo non ci può fermare a fare delle foto...
Le macchine dietro pressano: ci si deve accontentare di foto scattate al volo...
Dall'altro lato della diga il paesaggio è più selvaggio: evidentemente, un tempo doveva essere sede di numerose fattorie di allevatori e agricoltori, oggi trasformate in holiday resort, in B&B, in ristoranti, oppure in luoghi dove - considerando la vastità del territorio- ci sono animali selvaggi della savana negli spazi aperti.
Sosta in un ristorante "fancy", dove dopo avere aspettato "to be seated", ce ne andiamo perché ci pare un po' troppo per adulti e sostanzialmente poco "friendly" nei confronti dei piccini, avvistando uno shongololo che attraversa pigramente il viottolo che ci riporta al parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto.
Ripieghiamo su di una pizzeria che si sembra attraente, perchè è anche una piccola distilleria di birra: e, in effetti, accanto alle birre tradizionale, vengono offerte nel menù delle birre di produzione locali aromatizzate con aromi diversi come limone, fragola e altri che adesso non ricordo.
La pizza è risultata buona, ma chiaramente è un'altra cosa: non è la pizza italiana. Ma se si parte dal presupposto che è un'altra cosa la si può gustare come una gradita pietanza.
E di nuovo in auto per il ritorno.
Stessa trafila dell'andata, ma questa volta più veloce, perché siamo fuori dalla peak hour.
Ci lasciamo alle spalle le montagne e ci addentriamo di nuovo nella vastità della pianura incoronata da nubi che fanno da quinte di un immenso scenario.
Lungo il bordo della strada sono parcheggiate delle auto della polizia: è successo un incidente devastante e le carcasse di due auto letteralmentesfracellate sono poca distanza l'una dall'altra.
Poi, più avanti,scendendo verso Johannesburg uno dei cartelli stradali di segnalazione di pericolo, ci avverte "Hijack Hotspot" (""Alto rischio di rapina") per circa tre chilometri: a quanto pare, questo tratto di strada che procede in una gola piuttosto stretta è un luogo ideale per la messa in esecuzione di possibili rapine: E' di prammatica controllare che tutti gli sportelli siano bloccati dall'interno,
E di nuovo la vastità della distesa dell'altopiano e dei cieli sovrastanti, mentre su questa immensità si stagliano figurette, esili e scure, che camminano (da dove vengono? Dove vanno?) o che ristanno accovacciati o seduti in coni d'ombra. Delle donne camminano proteggendosi la testa dal sole con degli ombrellini. Sporadicamente altri seduti lungo la strada mettono in vendita ortaggi e frutta.
E, infine, rientriamo dopo tutta questa dose di vastità e di infinito, ma vista dal chiuso dell'auto, alla sicurezza dell'Estate con le sue torrette di di guardia e con le sue guardie armate.
(da Wikipedia) Hartbeespoort Dam (also known as Harties) is an arch type dam situated in the North West Province of South Africa. It lies in a valley to the south of the Magaliesberg mountain range and north of the Witwatersberg mountain range, about 35 kilometers west of Pretoria. The name of the dam means "pass of the hartebeest" (a species of antelope) in Afrikaans. This "poort" in the Magaliesberg was a popular spot for hunters, where they cornered and shot the hartebeest.
The dam was originally designed for irrigation, which is currently its primary use, as well as for domestic and industrial use.
The dam has suffered from a hypertrophic state since the early 1970s. Mismanagement of waste water treatment from urban zones within the Hartbeespoort Dam catchment area is largely to blame, having distorted the food web with over 280 tons of phosphate and nitrate deposits.
In 1906, the government ordered a public inquiry into the feasibility of building an irrigation dam in the Hartbeespoort of the Magaliesberg. The engineer of the Department of Irrigation that led the inquiry, submitted a favourable report to the government and the Hartebeestpoort Act. 32 of 1914 was accepted by Parliament. As early as 1909 there were test holes drilled at the bottom of the river to determine whether the rock formation was suitable for building such a huge dam. The size of the catchment area was calculated, the water flow was measured and estimates made of the potential irrigable land. Downstream claims to the existing water stream were established. The topography of the riverbank and rock formations were examined to evaluate the viability of the poort for the construction project.
The construction of the dam officially started in August 1916. Initially work was delayed pending a court judgement with General Hendrik Schoeman and a certain Mr. Marshevin about the expropriation of their properties. The dispute was later resolved but discontent remained after a hastily passed law to facilitate the expropriation. In his book "Agter die Magalies", Bertus de Beer argues that the government acted in a heavy-handed manner to resolve a number of issues surrounding the construction of the dam. Mother Nature caused further delays due to flooding. In 1914 and again in 1918, huge amounts of construction wood washed down the river and were never recovered. During 1915, the wall of the Geldenhuysdam further up the river broke and the flooding of the site also caused a delay.
The disruption caused by the First World War, and the complications brought on by the Rebellion of a group of Afrikaners, brought further delays to the building. Then the first company was liquidated due to financial losses resulting from the floods and delays. In 1921 a second company took on the project and appointed an engineer, F. W. Scott, who tackled the project with renewed energy. In April 1923, after all the setbacks and political upheaval, the project was completed. In September of that same year the road over the wall of the Dam and through the tunnel was opened to traffic. The dam first overflowed in March 1925.
The dam was built on the farm Hartebeestpoort, once owned by the Boer General Hendrik Schoeman (1840–1901). The farm and adjacent land were acquired by the State, mainly through the facilitation of his son, Johan Schoeman (1887–1967), around 1912. The completion of the dam made the agricultural land north of the Magaliesberg much more valuable, especially land close to canals and the Krokodil River. As a result, various farms of the Bakwena people of the Tswana ethnic group who lived in the area for many generations were appropriated or lost by various means and white farmers were settled in their place.
The town of Hartbeespoort is situated close to the dam wall and the villages of Kosmos, Melodie, Ifafi, Meerhof and The Coves, Pecanwood, Westlake and several other Estates can be found alongside its banks. the town of Schoemansville was named after General Hendrik Schoeman, owner of the land during the 19th century.