(Maurizio Crispi) A prma vista lo pseudo-memoir erotico "curato" da João U. Ribeiro ed edito con il titolo di Lussuria. La casa dei Budda Beati (Cavallo di Ferro, 2006; titolo originale: A Casas dos Budas Ditosos, nella traduzione di Cinzia Buffa). potrebbe sembrare l'occasione per l'esposizione dissacrante di una serie di atti libertini nel racconto di una donna brasiliana ormai matura, appartenente alla buona società e al Jet Set sudamericano, ma in realtà come potrà accorgersi quasi immediatamente un lettore avveduto si trasforma rapidamente in una sorta di compte philosophique dove l'autore, celandosi dietro l'identità femminile del personaggio del cui manoscritto sta curando la pubblicazione del memoir (menzionata solo in sigla CLB), espone le sue idee sulla vita e sul vivere, assumendo il sesso e le pratiche erotiche più spinte come una cartina di tornasole per mettere in luce i movimenti dell'anima e soprattutto come strumeno di evoluzione edi progresso di una Società con con le sue regole, con i suoi pudori, i suoi divieti e tabù si pone come un organismo sostanzialmente ipocrita i cui pilastri principali sono rappresentati dalla "monogamia" spinta e dal mita dell'amore "unico" che non contempla partner alternative o mix e combinazione erotiche di vario genere.
Solo in una pratica erotica "liberata" - afferma l'autore per bocca della sua narratrice - sta la possibilità di una reale evoluzione degli esseri umani e di un effettivo progresso verso una libertà che sia vera - vissuta - e non soltanto dichiarata.
E' un'opera che in certa misura si pone come sovversiva e bonariamente ostile nei confronti della cosidetta "fedeltà" coniugale ad oltranza, mentre la trasgressione erotica fornisce carica emozionale, divertimnto, gioia di vivere e libera da condizioni di vita in cui si èsoltanto apparentemente liberi, mentre si è piuttosto chiusi in una gabbia che consente ben pochi movimenti.
E, naturalmente, l'autore trasforma i ricordi erotici di CLB in uno strumento per scagliarsi in modo graffiante contro le ipocrisie della società brasiliana in cui i valori predicati, sottobanco, vengono sistematicamente contraddetti da pratiche opposte, come i tradimenti coniugali, le piccole libertà erotiche, zii che seducono le nipoti, preti che scopano senza freno e senza ritegno e che in letizia si fanno sodomizzare: di tutto e di più, mentre in superficie tutto rimane chiaro e limpido e soprattutto ligio e ossequioso alla morale imperante e condivisa.
Il meccanismo narrativo fa comprendere come e perchè in altri tempi le opere erotiche venivano messe al bndo come "libri proibiti": non tanto perchè esponevano pratiche sessuali diverse dall'ordinario, quanto piuttosto perchè esponavano il lettore ad un punto di vista alternativo e lo mettevano in condizione di deiderare vincli più lenti rispetto alle regol sociali e ai valori sociali.
Ricordiamo che De Sade - il Divin Marchese - venne messo in prigione soprattutto perchè con i suoi scritti destabilizzava la società del suo tempo e, con le sue visioni di pan-sessualità, metteva a repentaglio i principi stessi su cui si basava il mantenimento della stratificazione sociale e la gerarchia del potere, nonchè il suo esercizio.
In linea generale, il porno - per quanto nomalizzato - è destabilizzante.
Il volume edito nel 2006 da Cavallo di Ferro edizioni (l'equivalente in Italia della omonima Casa editrice portoghese), è stato successivamente ristampato in un nuova edizione Beat.
E’ un libro che, sicuramente, un buon pornofilo dovrebbe leggere e possedere ed la riprova che la "buona" pornografia ha un carattere universale e che consente ai suoi Autori di parlare d’altro, mentre apparentemente si sta disquisendo solo di sesso.
(Dal risguardo di copertina) Romanzo dedicato alla Lussuria: quarto volume della famosa serie 7 Peccati Capitali, promossa dalla casa editrice brasiliana Objectiva. Il libro ottiene enorme successo di vendite in Brasile (per 36 settimane primo in classifica) e all'estero. In Portogallo la sua vendita viene propibita nei supermarket per via dei suoi contenuti pornografici e la prima edizione di 15.000 copie si esaurisce in pochi giorni. Anche in Francia, Spagna, Stati Uniti e Germania ottiene lo stesso strepitoso successo.
Proprio mentre i giornali annunciano che João Ubaldo Ribeiro sta scrivendo un libro sulla lussuria, lo scrittore riceve un manoscritto. Sono gli originali del testo che viene pubblicato e permettono ai lettori di conoscere la storia di un personaggio affascinante ed eccezionale in tutti i sensi: CLB, una donna di 68 anni di Rio de Janeiro che, nella sua vita, non si è mai tirata indietro quando si è trattato dei piaceri e delle infinite possibilità offerte dal sesso. Impudico e provocatore, il grande maestro della letteratura brasiliana ha scritto un libro senza censure, provando che sotto l'Equatore il peccato non esiste…
La casa editrice (wikipedia). Cavallo di Ferro è una casa editrice italiana, fondata a Roma da Diogo Madre Deus e Romana Petri sulla base dell'esperienza della casa editrice portoghese Cavalo de Ferro con sede a Lisbona.
Specializzata in letteratura lusofona, propone prevalentemente traduzioni di autori moderni e contemporanei portoghesi, brasiliani e africani di fama internazionale ma non ancora noti al pubblico italiano. Dal 2008 offre anche una selezione di autori italiani.
Tra gli autori pubblicati, Miguel Sousa Tavares con il romanzo Equatore (Premio Grinzane Cavour 2006), Zélia Gattai, Martha Medeiros, Carlos Drummond de Andrade, José Rodrigues dos Santos. Tra gli scrittori italiani, il compositore Carlo Pedini, finalista alla LXVI edizione del Premio Strega con il romanzo d'esordio La sesta stagione.
L’autore. João Ubaldo Ribeiro è uno dei nomi più importanti e di successo della letteratura brasiliana. Appartiene alla prestigiosa Academia brasileira de Letras. E’ tradotto in più di 16 paesi del mondo e ha ottenuto diversi premi letterari (per due volte lo Jabuti). Due film e una fiction televisiva sono tratti da suoi romanzi.
Bahiano dell'isola di Itaparica, è nato il 23 gennaio del 1941 d è morto il 18 luglio del 2014.
Per approfondimenti vai alla scheda bio-bibliografica su Wikipedia.
(Una recensione di Alessandra di Gregorio su www.scritturainforma.it) Lussuria, edito da Beat passando per Cavallo di Ferro Editore e Objectiva, è un volume che in parte si presenta da sé sin dal titolo. Emblematico, addirittura asettico nel suo essere totalmente sintetico e riassuntivo, evocativo e impertinente. Al suo interno, invece, di asettico c’è poco… Quella che troveremo è una ricognizione vera e propria nel cassetto dei più subdoli segreti di una donna – con la particolarità che la nostra narratrice non tratta i ricordi della sua vita e le sue considerazioni in merito come qualcosa di subdolo, né tanto meno di segreto… Il che, a voler essere sinceri, è forse la cosa più sconvolgente tra quelle reperibili nell’intero libro. Da donna e da scrittrice, nonché lettrice, la prima cosa a cui ho pensato aprendo il libro – e l’ultima chiudendolo – è stata che non è davvero una donna a parlare… E’ qualcuno che imita il pensiero di una donna, toccando tutto fuorché l’eros, quello vero, quello che interesserebbe una donna e che l’aiuterebbe a fare un quadro sociale, etico e morale universale, oltre che relativo. Dunque è necessario lasciar sedimentare un po’ la lettura e le considerazioni in merito.
Quale sia il fine reale dello scrittore, fatico ancora a comprenderlo; direi che questo “trattato”, questa sorta di “deposizione” – come ripete spesso la narratrice – usa il sesso come ariete o meglio ancora come “cavallo di troia”, per sciogliere altri nodi, parlare un po’ di questo un po’ di quello; non rompere gli schemi, questo no, ma provocare, autorizzare il lettore a provare cose contrastanti in seno a un tema che non si finirà mai di esplorare – ma anche in seno a qualunque argomento, se ci riflettiamo (anche se i più saggi sanno perfettamente che il sesso è meglio farlo, più che parlarne, parlarne in un certo modo, in una civiltà evoluta come la nostra in questo senso, equivale al farlo, è una sorta di “devianza”, di feticismo). Nel nostro caso, parlandone, si demistificano, declassificano, decodificano, modi e comportamenti propri della società in generale. Il sesso è il travestimento all’interno del quale Ribeiro cela di tutto un po’. Una donna, all’opposto, forse non avrebbe neppure avuto bisogno di usare lo stesso camuffamento. Quindi Ribeiro infiocchetta, in questa satira molto più intellettuale di quello che si possa credere, un pacchetto di gustose oscenità, mirando però a tutt’altro. Eccitare, certo, sconvolgere mente e corpo del Lettore, in una parola: STIMOLARE. Il verbo più appropriato da affibbiare a un pamphlet moderno in piena regola.
Prendo online qualche notizia sull’autore e trovo anche la precedente versione – grafica molto accattivante, non c’è niente da dire.
Il libro viene presentato ricorrendo all’antico topos del rinvenimento di un manoscritto altrui – qui addirittura si ricorre all’utilizzo del suddetto topos con tutte le varianti moderne del caso, vale a dire: dopo la divulgazione, da parte dei giornali, della notizia che Ribeiro è alle prese con la stesura di un testo commissionatogli dalla casa editrice brasiliana Objectiva, un'allegra e discretamente stronza sessantottenne, gli fa recapitare una autobiografia poco ortodossa – per niente ortodossa – chiedendo che venga pubblicata. L’Autore [del manosrit] dunque chi è davvero? Un lui o una lei? A giudicare dalle nozioni della misteriosa CLB, maschio o femmina è poco importante; lei vuole incarnare l’essere completo, totale – esprimibile, in modo essenziale, attraverso la sua sessualità panica (e anche pantagruelica, passatemi la dizione). Un essere totale è un essere molto primordiale, ma CLB non si ferma qui, va oltre; va oltre nel senso che se da una parte parla di sé, dando riferimenti molto precisi sulla società di Bahia, dall’altra dà stoccate di ogni genere alla vera corruzione dei costumi sociali delle culture più in voga, non risparmiando uomini e donne di ogni tempo, nazione, estrazione e così via. CLB in pratica se la prende coi cliché e li butta giù a modo suo: ridendo loro in faccia, in toni molto farseschi e teatrali, esasperando di volta in volta soggetti diversi che diventano oggetti, complementi, non più agenti ma agiti. Comincia scardinando gli scricchiolanti pavimenti dell’istituto della famiglia e prosegue via via toccando chiesa, scuola, mondo del lavoro…
Lo fa attraverso un dettato colloquiale eppure senza lasciare mai niente al caso; è brillante, irriverente, sa parlare molto sporco e in maniera molto elegante, e spesso alterna entrambi i registri in uno stesso periodo, il che rende la lettura, nell’insieme, anche molto variegata – seppure qualche parte appaia monotona (più che altro quando si perde in divagazioni tutte sue). A volte, infatti, esce fuori il “filosofo” o addirittura il “critico” della situazione, quello che si perde in disquisizioni sulla linguistica o altro, come se in qualche modo avesse perso di vista lo scopo della farsa. A volte la coordinazione dei periodi si complica e si perde un po’ il filo ma suppongo che la cosa sia voluta, dato che l’Autore continua a farci credere che la narratrice, alias CLB, ha spedito una bozza che intendeva ancora rimaneggiare; infatti la narratrice, specie all’inizio, specifica che poi tornerà su questo o quel punto e via dicendo.
Il resoconto, dunque, si compone di un lato molto romanzesco, magari realmente biografico o autobiografico, e dall’altro di una cornice intellettuale molto mirata, in cui vengono prese e rovesciate le figure stereotipiche della società e tutte le ricorrenze del caso, un po’ come accadeva nella satira inglese o in quella classica, in cui il sesso è usato in modo altrettanto massiccio e il lettore è talmente scioccato da non prendersi la briga di accantonare per un momento l’idea di gente che fotte a destra e a manca per vedere di cosa si sta realmente parlando.
Una volta riordinate le idee, infatti, ci si accorge del lato giullaresco e non di questa donna promiscua, ninfomane e mezza matta, che alterna il bastone e la carota con uomini e donne, di qualunque estrazione, professione, nazionalità o altro, pronta a seminare disapprovazione, più che terrore, andando a toccare – quale termine migliore – i lati più ipocriti e sordidi della società brasiliana e non solo (vedi il fratello e lo zio… il primo pensiero riguarda la pedofilia, ad esempio; vedi la suora e i preti, gli insegnanti etc etc). Il senso quindi è che in questa farsa collettiva che la Civiltà – nome proprio della macchina progressiva che ci congloba tutti – ha messo in piedi con l’andare del tempo, tutti gli attori recitano malamente ruoli scontati o inflazionati, e al tempo stesso tali figure spacciate come fondamentali, rigorose e uniche, in realtà sono corruttibili e marce e non esiste morale, non esiste etica, non esiste una impostazione corretta. Esiste, invece, una umanità teatrale, ipocrita e bifolca, che ha generato proprio in forza di queste forzature ed estremizzazioni in senso “positivo” (ma finto), tutte le aberrazioni di cui si proclama nemica.
Società stereotipa per eccellenza, quella statunitense per alcuni versi, come quella italiana per altri piuttosto che la francese, la portoghese o la tedesca…
Per Ribeiro, in questo libro, il sesso funge, opportunamente, da grimaldello per una critica più trasversale – ora più diretta ora più sottile.
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