(da un mio post precedente - 2013) [...] Prima che arrivassero i miei cugini dalla Sardegna (e da allora avemmo la capanna assieme a loro) era consuetudine cercare dei co-locatari, per dividere la spesa. Fu così che la mamma, un anno, fece ritorno dagli uffici della Società (era sua l'incombenza di occuparsi di queste faccende), annunciando che nella prossima stagione avremmo diviso la capanna con la famiglia Gattoni. Quando sentii questa notizia, fui eccitatissimo dalla novità, ma non dissi nulla a nessuno, pur iniziando a fantasticare attorno a questi misteriosi "gattoni". Poi, nel corso del tempo, ci furono sicuramente durante le conversazioni tra gli adulti numerosi accenni alla famiglia dei "gattoni". E, di quando in quando, capitava anche che la mamma e mio padre si interrogassero su come sarebbero stati questi "gattoni" come compagni di capanna. Io orecchiavo le loro conversazioni e questi accenni facevano vieppiù galoppare la mia fantasia. Sia come sia, arrivò il tempo dell'inaugurazione della stagione balneare e, con armi e bagagli, andammo al mare per la prima volta. A quel tempo dovevo avere quattro o cinque anni. La mamma mi raccontava spesso che appena arrivato, anziché cominciare a fare i miei giochi preferiti, io cominciai a cercare e a guardare in giro, instancabilmente. Entravo ed usciva dalla capanna, guardavo nei piccoli spazi dietro la cabina, sbirciavo da ogni parte, spostavo le sdraio addossate alle pareti e rimestavo in giro, mostrando una delusione via via crescente. Ad un certo la mamma mi chiese: "Ma cosa stai cercando, Maurizietto?" Ed io le risposi: "Ma..., mamma, mi avevi detto che quest'anno ci sarebbero stati i gattoni. Ed io non vedo nessun gattone!". E, naturalmente, a questa mia risposta fece segue l'immancabile coro di risate da parte degli adulti presenti.
Le cose che capitano da piccoli si ammantano di una patina che li rende “mitici”, a volte prima ancora che accadano (nelle attese e nelle aspettative); ma può anche succedere che anche gli eventi attesi vengano caricati e, per così dire, trasfigurati dall’apporto di elementi fantastici (o fantasticati).
Inoltre, può anche entrare in gioco la ripetuta narrazione ad agire come potente volano propulsore per far sì che un evento in sé piccolo possa entrare a far parte della propria mitologia di ricordi.
Raccontando a posteriori di questa circostanza, potrei anche aggiungere che, se a quel tempo mi fosse stata letta (o avessi letto) la storia di Alice nel Paese delle Meraviglie, avrei magari potuto immaginare di ritrovarmi davanti ad un’intera progenie di gatti del Cheshire. .. pronti a far parte delle celebrazione del mio non-compleanno (che cade appunto nei mesi estivi) e che però non avrei mai potuto vedere, poiché - a parte un ghigno incorporeo - in linea di massima il loro corpo rimane sempre invisibile.
Proprio di recente, mi sono imbattuto in una vera famiglia di “gattoni” pluri-generazionale, mentre correvo per i viali di Villa Trabia.
Non ho potuto fare a meno di far loro (ai “gattoni”) un piccolo servizio fotografico che mi ha rimandato con il pensiero e con le emozioni alla mitica famiglia “Gattoni” della mia infanzia.
I Gattoni di Villa Trabia
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Il loro luogo sicuro è il recinto di una vecchia serra di cui sopravvive soltanto il basamento in arenaria
E i più timidi (nonché i più piccini) se ne stanno all'interno per uscire a sbirciare ciò che accade fuori solo di tanto in tanto. Ma la curiosità è - come sempre - più forte della paura
Il buco nel muro che per i più giovani dei Gattoni rappresenta l'interfaccia tra il claustrum del loro nido e il vasto mondo al di fuori
Gattone acrobatico che non ha nulla da invidiare a Philippe Petit...
Gattone terragnolo
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