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5 settembre 2015 6 05 /09 /settembre /2015 06:40
Giornata europea per la cultura ebraica (16^ ed.). Anche a Palermo, una riflessione tra incontri di culture, ponti, transiti e attraversamenti

Domenica 6 settembre 2015, si celebra anche a Palermo, una delle 72 città italiane che hanno aderito all'evento, la Giornata Europea della Cultura Ebraica (che giunge quest'anno alla sua 16^ edizione).
E' una manifestazione che invita a conoscere la storia, i luoghi, le tradizioni degli ebrei in Italia e in Europa gettando "ponti ideali" di confronto e dialogo. 32 Paesi europei e 72 località italiane, da nord a sud, si animeranno per la sedicesima edizione, all'insegna del tema "Ponti&AttraversaMenti", quanto mai attuale nelle circostanze attuali che l'intera Europa è chiamata a fronteggiare in un momento di epocali migrazioni di popoli (che rendono quanto mai attuale e stimolo di riflessione la travagliata storia del popolo ebraico).
Sarà ovviamente l’occasione per parlare di confronto tra identità diverse, anche all’interno dell’ebraismo stesso, eterogeneo e ricco di diversità.

Domenica 6 settembre 2015, alle ore 16,00, a Palazzo delle Aquile (Sala delle Lapidi) avrà luogo un incontro sul tema “Ponti&AttraversaMenti
Al termine il quartetto Klezmer4sale eseguirà alcuni brani originali e musiche del repertorio tradizionale klezmer, melodie e ritmi tipici delle comunità ebraiche dell’Europa orientale.
Altri appuntamenti avranno luogo nel contesto della ricorrenza e della giornata di studi e saranno i seguenti.
Nelle mattinate di domenica 6 e di lunedì 7 settembre 2015 sono previste visite guidate della Giudecca di Palermo che inizieranno alle ore 9,30 da Piazza Bellini angolo Via Maqueda
L’itinerario comprende la visita dell’ipogeo di Palazzo Marchesi con l’intervento straordinario di Pietro Todaro il maggiore studioso del sottosuolo di Palermo autore di numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative esperto Unesco per i sistemi d’acqua tradizionali
Per prenotare: inviare e-mail a infoisse@libero.it o telefonare a 335-8438188
Un modesto contributo è stato fisato nei termini di 3 euro a persona.

Nel pomeriggio di domenica 6 settembre 2015, alle ore 18,45, invece, a Piazza Pretoria, è previsto un girotondo attorno alla Fontana Pretoria per una grande festa multietnica al ritmo delle percussioni degli allievi dell’Istituto Comprensivo “V. E. III” di Palermo: a questo evento parteciperanno anche rappresentanti dell’Amministrazione Comunale e della Consulta delle Culture di Palermo

Sono passati sedici anni dalla prima Giornata Europea della Cultura Ebraica: da allora, centinaia di migliaia di persone hanno avuto l’opportunità di conoscere alcuni aspetti della cultura e della tradizione ebraica, e di scoprire per la prima volta sinagoghe, musei, quartieri ebraici, antiche “giudecche” e tanti altri siti e percorsi. Un patrimonio di grande interesse culturale, storico, archeologico, architettonico e artistico, non sempre conosciuto e valorizzato, parte integrante della storia d’Italia e d’Europa. Durante i secoli gli ebrei hanno vissuto nei Paesi europei, talvolta in piena integrazione, più spesso vittime di discriminazioni o di vere e proprie persecuzioni, ma sempre vivendo la propria identità pienamente, mai rinunciandovi. Una presenza costante, che ha influenzato la cultura dei tanti Paesi europei, e da cui gli ebrei sono stati a loro volta influenzati. Si pensi per esempio al nostro Paese, dove gli ebrei sono presenti da oltre due millenni, e dove sono presenti tanti dialetti o tradizioni locali delle comunità ebraiche: fonti di vita, di storie, di cultura che sono giunte fino a noi nei secoli, e che testimoniano il profondo intreccio tra gli ebrei italiani e la società di cui facevano e fanno parte. Molto stimolante è dunque il tema “Ponti & AttraversaMenti”, scelto quest’anno quale “fil rouge” degli appuntamenti nelle tante località che aderiscono alla Giornata. Sarà l’occasione per parlare di confronto tra identità, anche all’interno dell’ebraismo stesso, così eterogeneo e ricco di diversità; e per scoprire, grazie a “ponti ideali” che saranno presenti in tutta Europa, un assaggio di una cultura antica e aperta al mondo, orgogliosa della propria identità e desiderosa di farsi conoscere.

Renzo Gattegna, Presidente dell'Unione comunità ebraiche italiane.

Che cos’è un ponte? Come tutti i simboli, il ponte può avere vari significati. È innanzitutto un collegamento. Può collegare città e regioni divise da ostacoli naturali rappresenta inoltre simbolicamente ogni tipo di legame e collegamento tra entità diverse, popoli, etnie e religioni. In quest’accezione il ponte più noto e rilevante degli ultimi decenni è forse il dialogo interreligioso che collega religioni separate tra loro, non solo da un punto di vista teologico ma anche da una lunga storia di divisioni, disprezzo e persecuzioni. Ma il ponte può essere un collegamento interno tra gli elementi diversi che compongono un popolo, una comunità, una nazione e da questo punto di vista la storia e la vita ebraica sono un buon esempio di ponti. C’è un ponte interno che collega ebrei di diverse origini etniche e culturali.
Su questo ponte è basata la costruzione di una comunità ebraica e un esempio straordinario di collegamento tra ebrei di origini, culture e lingue diverse è lo Stato d’Israele.
Ma il ponte rappresenta anche qualcosa di diverso. Un famoso detto di Rabbi Nachman di Breslav recita: Tutto il mondo è un ponte molto stretto, l’importante è non aver paura. L’aforisma di Rabbi Nachman, se da una parte è un invito al coraggio, d’altra parte rappresenta il ponte come qualcosa che incute timore. Tutta la nostra vita è un ponte da attraversare ed è un ponte pericoloso, instabile da cui si può cadere. Rabbi Nachman non nega tutto ciò ma sostiene che non possiamo evitare il pericolo e che le cadute sono da una parte inevitabili ma dall’altra possono e devono farci crescere.
Negli ultimi anni è diventata molto popolare la contrapposizione tra ponti e muri. Paradossalmente in un midràsh il ponte diventa esso stesso un muro da superare. In questo midràsh Rabbi Yehudà loda i romani per la costruzione dei ponti. Gli risponde Rabbi Shimon Bar Yochai dicendo che in realtà lo hanno fatto solo per trarne vantaggio perché per attraversare i ponti bisognava pagare una tassa. Il ponte in questo caso rappresenta non solo un collegamento ma anche un confine e per attraversare quel confine è necessario pagare un dazio.
Ponti e muri sono necessariamente contrapposti? Il ponte significa abbattere ogni confine, negare la differenza? Vorrei rispondere citando l’interpretazione di un grande Maestro del ‘900 a un midràsh su Avrahàm. Questo patriarca è un ottimo esempio di ponte. Secondo un famoso midràsh la tenda di Avrahàm era aperta ai quattro lati per accogliere più facilmente le persone di passaggio. Avrahàm è il simbolo del chèsed, che è la volontà, l’impegno e la capacità di far del bene al prossimo, di preoccuparsi della salute materiale, psicologia e spirituale degli altri. Ad Avrahàm viene ordinato da Dio di fare la milà, la circoncisione. Prima di obbedire all’ordine divino Avrahàm chiede consiglio a tre amici e solo uno di loro gli consiglia di attuare l’ordine. Perché chiedere consiglio per un ordine divino? Si ubbidisce e basta!
Lo Sefat Emèt (secondo Rebbe di Gur) risponde a questa domanda dicendo che la milà è in apparente contraddizione con l’opera svolta fino a quel momento da Avrahàm. Egli ha voluto avvicinare gli uomini, uomini molto diversi tra loro, spesso molto lontani dal suo modo di pensare, attraverso atti di chèsed. A questo punto gli viene chiesto un atto che lo distinguerà anche fisicamente dal resto dell’umanità. La domanda di Avrahàm, secondo lo Sefàt Emèt è: Potrò continuare ciò che ho fatto finora? Gli altri riusciranno ad accettare la diversità e la rivendicazione della diversità? Avrahàm in realtà racchiude in sé un’apparente contraddizione. Da una parte egli è l’uomo del chèsed, dell’accoglienza, dell’avvicinamento.
D’altra parte è chiamato Avrahàm haivrì. La parola ivrì deriva dal termine èver – sponda, e secondo l’interpretazione di Rabbì Yehudà vuol dire che tutto il mondo si trova da una parte del fiume e Avrahàm dall’altra. Avrahàm rappresenterebbe quindi da una parte l’avvicinamento agli altri uomini e d’altra parte la differenza radicale. Tutto ciò è conciliabile? È questa la domanda di Avrahàm ai suoi amici. Solo uno degli amici risponde positivamente. In questa risposta positiva c’è forse una sintesi di tutta la tradizione ebraica. Da una parte si vuole e si deve operare per il bene dell’umanità intera ma d’altra parte l’ebraismo nasce e si sviluppa come popolo speciale, come identità forte e spesso contrapposta ad altri modi di vivere e di pensare.
E questo potrebbe essere un ulteriore significato del ponte. Il ponte collega due identità separate. Questo collegamento ha un senso ed è positivo solo a patto che non annulli le identità e le differenze.

Alfonso Arbib - Rabbino Capo Comunità Ebraica di Milano

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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