(Maurizio Crispi) I due brevi saggi che compongono l'esile volume scritto a due mani da Stephen Maddison (docente universitario britannico e studioso dei fenomeni connessi alla sessualità e al porno) e da Federico Zecca (ricercatore e critico cinematografico italiano), dal titolo "Gli estremi dell'hard. Due saggi sul Porno contemporaneo, Mimesis, 2013, collana Cinema/Minima) presentano un indubbio interesse, anche se le tematiche affrontate nei due saggi sono state sviscerate nel volume collettaneo, curato oltre che dallo stesso Zecca da Enrico Biasin e da Giovanna Maina, Il Porno espanso. Dal cinema ai nuovi media (pure pubblicato nel 2011 da Mimesis).
Il primo saggio (di cui è autore Zecca) si occupa del passaggio dal genere "feature" allo stile "gonzo" (con il titolo "La Corporate Pornography Americana: modelli di discorso a confronto") e vi si illustrano le fondamentali differenze - con l'esame di due diversi testi filmici rappresentativi - tra i due generi (un'analisi esaustiva sotto ogni profilo, pur nella concisione).
Maddison, invece, nel secondo saggio, si concentra - anche in questo caso partendo dall'analisi dettagliata di un testo cinematografico - sulla produzione di Max Hardcore, considerato la punta estrema dell'Hard d'oltreoceano e più volte condannato per le sue messe in scena spesso violentemente misogine (il saggio si intitola: "Le Mitologie pornografiche e i limiti del piacere. Max Hardcore e il porno estremo") e tenta di darne alcune coordinate epistemologiche che aiutino l'esegeta a trovare un eventuale senso in produzioni (si tenta perfino a definirle "opere") che sembrano essere assolutamente demenziali ed offensive.
Secondo Zecca, Max Hardcore rappresenta la "trasgressione", all'interno del vasto campo della trasgressione rappresentato dal Porno (con una differenza fondamentale tra trasgressione "codificata" e rispondente a certi stilemi pre-fissati, e trasgressione "selvaggia"), e la rottura di ogni schema e di ogni stilema precostituito, al punto che le sue produzioni pornografiche non hanno più alcuna attinenza con la stimolazione del piacere, ma sono assoggettate ad altre tematiche che parlano di reificazione e di dominio - e che, piuttosto, si possono considerare un perfetto esempio di "depressione edonistica".
I due saggi, illustranti rispettivamente la transizione dal genere feature al "gonzo" e la singolare cinematografia di Max Hardcore sono efficaci nel far comprendere cosa (e come) stia cambiando nel panorama attuale del Porno, dominato da una crescente digitalizzazione con l'invasione virale della rete di minivideo della durata di una manciata di secondi, fatto sempre più di spettacolarizzazioni acrobatiche, di frammentazioni performative, di rottura di ogni schema attinente ad una rappresentazione regolare della sessualità e forniscono delle chiavi di lettura utili.
Questi due brevi saggio, fa da pendant e va letto ad integrazione del volume ben più consistente e sfaccettato "Il Porno espanso".
(Dal retro di copertina) Tra le numerose conseguenze che ha avuto, la cosiddetta "svolta" digitale ha determinato anche l'irrefrenabile proliferazione della pornografia audiovisiva, portando la circolazione dei materiali hardcore a raggiungere un livello storicamente mai sfiorato in precedenza. Questo volume raccoglie due contributi che, da prospettive diverse ma complementari, indagano gli "estremi" del porno contemporaneo, con lo scopo di fornire al lettore alcune linee guida per orientarsi all'interno di questo magmatico panorama. In particolare, il volume si concentra sulle polarità linguistico-discorsive dominanti che caratterizzano l'odierna produzione a luci rosse, saggiando al contempo i limiti della rappresentazione pornografica del piacere.
Gli autori.
Stephen Maddison è Principal Lecturer in Cultural Studies presso l’University of East London. Ha pubblicato numerosi articoli sulla politica culturale della sessualità in riviste e volumi collettanei, ed è autore di Fags, Hags and Queer Sisters: Gender Dissent and Heterosocial Bonds in Gay Culture (St. Martin’s Press, 2000). Sta attualmente lavorando alla monografia The Myth of Porn. È co-direttore del sito Opengender.
Federico Zecca è assegnista di ricerca presso l’Università di Udine, dove insegna “Ricerche su fonti e archivi cinematografici”. È redattore delle riviste «Cinergie. Il cinema e le altre arti» e di «Cinéma&Cie. International Film Studies Journal». Ha curato, tra l’altro, i volumi Il porno espanso. Dal cinema ai nuovi media (Mimesis, 2011, con Enrico Biasin e Giovanna Maina) e Il cinema della convergenza. Industria, racconto, pubblico (Mimesis, 2012).
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