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10 aprile 2015 5 10 /04 /aprile /2015 17:05
Gesù é morto per i peccati degli altri. Dopo il Festival dei Popoli, in programmazione nelle sale cinematografiche: sette storie di vita e di prostituzione tra omosessualità e religione

Gesù è morto per i peccati degli altri, con il sottotitolo "Sette storie di prostituzione tra omosessualità e religione" (Italia, 2014) è un coraggioso lungometraggio (84') realizzato dalla cineasta Maria Arena che documenta un viaggio profondo nell'umanità e nella spiritualità di un gruppo di trans siciliani che vivono nell'antico quartiere catanese di San Berillo, oggi profondamente degradato, e della loro quotidiana battaglia di dignità. Un'opera coraggiosa, dura ed intensa che ha avuto un lungo periodo di gestazione, durato ben cinque anni. 
Presentato al Festival dei Popoli di Firenze lo scorso dicembre, nel concorso Panorama (3 dicembre), è in questi giorni andato in proiezione nelle sale cinematografiche.
La mia corrispondente Elena Cifali lo ha visto visto, emozionandosi, e ne ha scritto nel suo neo-nato blog.
Qui di seguito il suo commento, ed altri link utili per ulteriori approfondimenti.

Gesù è morto per i peccati degli altri: eh, sì! Sono riuscita a vederlo questo film, e ne sono entusiasta! Tornando a casa, in macchina, non ho acceso la radio e ho cenato in silenzio perché non volevo che l'eco di quelle musiche, di quelle voci, di quelle parole fosse inquinato.
È un film dai superlativi assoluti: bellissimo, intensissimo!
La regista Maria Arena, avvalendosi di uno staff competente, ha saputo cogliere una realtà difficile e tormentata e l'ha sapientemente raccontata in un film-documentario.70 ore di pellicola concentrate in 90 minuti di opera finita. Avrei voluto che mai finissero quei 90 minuti!
Sono scene di cui ci si innamora. Tanto per usare una frase di Francesco Grasso, ovvero Franchina (una delle sette protagoniste): "In ognuno di noi, in fondo, c'è un po' di San Berillo".
E come darle torto! In sala, mentre le scene scorrono sotto i miei occhi, vivo il tormento dei transessuali, degli omosessuali, costretti in un involucro che non sentono proprio, che non calza, costretti a mutarlo per piacersi e piacere.Il film commuove, ricco di sensibilità coinvolge e avvolge in maniera toccante lo spettatore.
Diventa a tratti ironico e strappa non poche risate. Un film coraggioso, che non teme d'essere anticonvenzionale.
Mi toccano i gesti, le parole e la limpidezza degli occhi dei di Wander.
L'animo generoso e gentile di Franchina e poi l'umiltà e la fede cristiana di tutti. San Berillo è lì, cuore di una città tra le più belle e amate d'Italia.
San Berillo è una realtà che noi Catanesi ci portiamo a spasso sotto le ascelle pensando che se non abbassiamo lo sguardo non siamo costretti a vederla.

San Berillo vive e, forse, è arrivato il momento di riflettere e rimboccarsi le maniche per dare un futuro a un quartiere "storico" e ai suoi ospiti.

Elena Cifali (Libera la Mente)

(mymovies.it - Emanuele Sacchi) Franchina, Meri, Alessia, Marcella e le altre sono prostitute, prostituti e trans che si prostituiscono da decenni nel quartiere San Berillo di Catania, degradato e conteso da interessi economici. Quando immaginare un futuro diverso in società diviene un obbligo, le "Belle" di San Berillo si iscrivono a un corso per badanti.

Fin dall'incipit - un'inquadratura che fluttua quasi planando sui tetti catanesi - risulta chiaro come lo sguardo di Maria Arena sia refrattario all'ovvio e quindi come siano scongiurati i peggiori stereotipi nel viaggio che ci si appresta ad affrontare. Con un'attenzione sincera e una curiosità esente da voyeurismi, la macchina da presa si avvicina al privato delle "Belle" per scoprire cosa si nasconde dietro la maschera che sono solite indossare. Il loro passato, le ragioni della loro scelta di trasformazione, la loro dimensione umana e quella spirituale, di chi si sente figlio di Dio anche quando nessuno è disposto a considerarlo tale. Figure tragiche, nel senso più vicino a Euripide, o sorprendenti, come Franchina, che sfoggia una cultura non comune senza che questa risulti incompatibile con un modus vivendi apparentemente così distante.
Uno sguardo inconsueto e privo di retorica, che studia gli eccessi delle Belle senza traccia di compiacimento né di cinismo. Fino a trasformarsi in carezza, il cui affetto cresce man mano che emergono i dettagli, in un'operazione di maieutica che permette alle Belle di rivelare qualcosa di più sulla loro personalità. La regia si fa così strada, vicolo, porta accostata, intervenendo in maniera non invasiva sull'evolversi anche drastico (una delle Belle è costretta da uno sfratto a trasferirsi sulla tangenziale) della vicenda, mentre si rafforza il senso di comunità di chi sa di rappresentare, a modo suo, un quartiere e una storia. Un lavoro emblematico del percorso di crescita che sta attraversando il documentario italiano, sempre più consapevole della propria maturità e del proprio potenziale.

 

"Le prostitute hanno perduto il senso del loro corpo, non gli danno nessun valore, gli danno solo la morte... Per questo siamo in procinto di entrare nel Regno dei Cieli": una delle protagoniste del film evoca le parole di Gesù per spiegare come si sente a essere una "buttana" di San Berillo, storico quartiere di Catania che da cinquant'anni è universo di travestiti. 

Una rassegna di immagini
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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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