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9 marzo 2015 1 09 /03 /marzo /2015 10:08
Una campagna di scavo biblio-archeologica

Nei giorni appena trascorsi (si era nei primi giorni di marzo) ho trascorso molto tempo smuovendo dei libri da una posizione per collocarli in una differente location.

Un gran lavoro, che assume in sé importanti componenti fisiche per la necessità di movimentare masse di libri, ma é nello stesso tempo ricca di componenti emozionali ed intellettuali..

All'inizio, mi pareva di essere di fronte ad un muro compatto che mai avrei potuto scalfire (e non solo in metafora: quello che avevo davanti era un autentico muro di libro tutti intrecciati, embricati, incastrati uno nell'altro).

Poi, a poco a poco, sono riuscito a smantellarlo, pezzo dopo, mattone dopo mattone.

Un lavoro non semplice, poichè ogni tassello è in sé unico e va esaminato attentamente, prima di decidere della sua nuova collocazione: con quali altri "pezzi", dove.

E ci sono libri letti e libri non letti, ma - per alcuni versi - è come se anche quelli non letti fossero stati letti, tanto grande è la consuetudine di averli maneggiati e di tornare a maneggiarli adesso, quasi che il semplice contatto dei polpastrelli sul dorso e sulle copertine e sul taglio delle pagine di carta potesse travasare nelle mie terminazioni nervose, con impulsi elettrici o con la chimica di una meravigliosa osmosi il loro contenuto dentro di me.

Ogni singolo "pezzo" evoca un momento della mia vita passata, negli ultimi venti anni, mi indica entusiasmi e percorsi di lettura che si sono accesi per poi placarsi, improvvise divagazioni a macchia d'olio, incursioni nella produzione d'un singolo autore o in quella di autori collegati, quando ogni lettura apriva una cascata di interessi correlati che divampavano in progressione geometrica: e non sempre era possibile leggere proprio tutto, ma l'importante era acquisire, mettere agli atti e sapere di poter leggere un giorno, prima o poi, quando improvvisamente un'improvvisa urgenza mi portava a lanciarmi in una ricerca affannosa per ritrovare il pezzo perduto - quel pezzo in particolare - e potere finalmente procedere ad una lettura e ad una acquisizione di elementi conoscitivi, non per via esclusivamente contemplativa.

Grattando e grattando, giorno dopo giorno, come un novello abate Faria, intento a scavare il tunnel segreto che gli assicurerà la via della libertà dalle catene del cupo Chateau d'If, sono giunto agli strati più profondi di questa archeologia della memoria e, alla fine, il muro dei libri, è quasi del tutto scomparso, dissolto - all'infuori di frammenti e schegge dove prima si ergeva una muraglia possente - (ma ovviamente riallocato in modi più razionali altrove).E la stanza senza quella pazza architettura di libri sembra vuota e ho l'impressione che , se parlassi, la mia voce risunerebbe stentorea, non più attutita e assorbita dalle pareti di carta.

Sono un conservatore: nella mia vita procedo per successive concrezioni che accrescono lo spessore e le circovoluzioni del mio guscio, quasi fosse un mollusco che ingrandendosi ha bisogno di estendere via via la conchiglia attorno a sé, sicchè le spirali più piccole e più interne sono le più antiche - quelle della sua gioventù, mentre quelle più esterne sono quelle della sua maturità e della sua crescita adulta.

Per arrivare al nucleo più interno e profondo bisogna scavare e levare, come un bravo archeologo che, armato dei suoi strumenti, scende sempre più in profondità e va a ritroso nel tempo, prima utilizzando tecniche di scavo massiccie e, successivamente, entrando in una dimensione di lavoro sempre più raffinato con l'ausilio di dispositivi che si vanno miniaturizzando sempre di più, come piccoli pennelli, grattini, scovoli etc.

Ma non è un lavoro semplice: bisogna anche dire, che più si leva e più diventa facile levare.

Più si leva, più l'occhio può acquistare un'attitudine analitica e più facilmente si possono fare ricostruzioni e collegamenti per connettere i libri ripescati dal passato, secondo nuovi percorsi più funzionali.

E i primi passi sono sempre i più complicati e faticosi.

Ma se ci si tuffa coraggiosamente nella bisogna allora si comincia a poter navigare in quell'infinito mare di carta che ti si stende davanti.

E ci rende conto chei libri sono pur sempre una meravigliosa avventura.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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