L'11 marzo siamo andati a vedere The Lion King in musical, a Londra.
The Lion King l'ho visto nella versione in cartoni animati (uscita nel 1994) miriadi di volte.
Ho ascoltato altrettante volte la colonna sonora del film di animazione.
Quela di Simba é una storia che mi è sempre piaciuta, sin da quando la vidi la prima volta al cinema: una storia che pur indirizzata ai piccini (nel film in versione animata) parla le lingue di tutte le età della vita e veicola messaggi profondi, da quello ecologico del rispetto degli equilibri naturali e dell'armonia naturale delle cose (il cerchio della vita, simbolicamente ricorrente di continuo nelle scelte scenografiche e nei dispositivi di scena, come è - ad esempio, la scala mobile semicircolare che appare e scompare e che serve a rappresentare la Rupe dei Re da cui Simba, appena nato, è esposto alla totalità degli animali della Savana), alla creazione della Savana stessa - come insieme vivente - per mezzo di un geniale costume predisposto per alcuni corifei, a quello della legacy di valori morali che si trasmettono di padre in figlio, attraverso le generazioni, a quello dell'assunzione della rsponsabilità e del farsi timoniere della propria nave dopo un periodo di sbandamento nei luoghi oscuri e dopo essere stato traviato, con l'inevitabilmente confronto con il senso di colpa per presunti danni causati ad altri, per non parlare poi della intensità drammatica della messa in scena d'una tragedia dal sapore shakespeariano.
Il Musical messo in scena a Londra dal 1998 (ogni allestimento ha una sua storia specifica, cast di attori e soluzioni tecnico-artistiche differenti) ha delle marce in più rispetto al film della Disney perché è stato realizzato con genialità sia nell'allestimento scenografico, nella costruzione sontuosa dei costumi (compito affidato a Julie Taymor) e dei personaggi, per la tecnica mista che vede mescolati assieme gli attori che cantano e recitano, personaggi del tutto travestiti ed altri figuranti che hanno il ruolo di movimentare e di dare parola a delle marionette, come nel caso di Zazu, di Pumba e di Timon o di rappresentare altri animali del regno di Mufasa che sarà poi di Simba, chiusa la parentesi dell'usurpazione del perfido Scar, come le geniali soluzioni per dar vita alle Giraffe o ai Leopardi, alle Antilopi, agli Gnu lanciati nella loro micidiale carica, al Rinoceronte e così via. Per ogni animale è stata messa a punto una soluzione diversa, accuratissima in tutti i dettagli: il risultato finale deriva dalla convergenza di abilità diverse, intrecciate in modo molto sofisticato e, nello stesso tempo, semplice: seguendo il principio che basta poco per consentire allo spettatore di volare con la fantasia e vedere degli scenari. Ma questa semplicità scaturisce da un lungo studio ed è il risultato di un complesso processo di distillazione e di sintesi di una ricca simbologia..
La messa in scena del Musical, che qui a Londra ha avuto il suo esordio nel 1998, è a dir poco sontuosa: gli spettatori, anche i più piccini seguono il dispiegarsi della storia drammatica (nella quale si inseriscono, tuttavia, in modo perfetto scene di danze e di canti corali - il sudafricano Lebo M è il "Choral Director" - e momenti di apertura comica ed ironica) e la loro attenzione è polarizzati sulla scena in modo magnetico: non mancano le sorprese, poiché - a tratti - la rappresentazione si estende alla platea da dove incedono dei personaggi e dai palchi che vengono utilizzati come finestre che si aprono su personaggi dialoganti o musicanti, valorizzati da un sapiente gioco degli spotlight.
Sono frequenti gli applausi a scena aperta, appassionati.
Si ammirano le abilità di tutti indistintamente: abilità che, indubbiamente, per essere costruite e mantenute, richiedono un costante esercizio, sia nello svolgimento dei compiti individuali, sia nel coordinamento delle azioni corali.
Si ammira la cura con sono realizzati i singoli dettagli che poi convergono assieme naturalmente, a creare un grande affresco corale.
Le musiche, realizzate da Elton John e da Tim Rice, rappresentano un'originalissima sintesi tra stilemi sonori pop rock occidentali e sonorità africane, e specialmente sudafricane.
Si comprende come (ma, per noi Italiani, questo rimane un fenomeno inspiegabile e che da noi non potrebbe mai prendere piede) questo spettacolo come altri del resto tenga banco dal 1998, con rappresentazioni giornaliere, dove di continuo arrivano delle intere scolaresche (e anche questo in un'Italia sempre più incolta ed illetterata, è un fenomeno impensabile, come anche il fatto di vedere intere scolaresche guidate in visita nei musei cittadini). Qui in UK l'istruzione e l'infarinatura culturale non si fanno sui banchi, ma andando direttamente nei luoghi che veicolano la cultura, come teatri, musei, monumenti cittadini e City farm, per quanto riguarda il contatto con il mondo naturale.
Il biglietto è un po' costoso, anche quello che consente la sistemazione nei punti più alti e lontani dalla platea (il cosiddetto "Grand Circle", ovvero il nostro loggione, molto pertinente visto che tutta la rappresentazione di Lion King è centrata sul simbolico "cerchio della vita"), ma ne vale decisamente la pena.
La sistemazione in loggione, peraltro, consente sempre una migliore visione d'insieme, rispetto alla prospettiva appiattita che si può avere dalle poltrone, anche se per cogliere al meglio alcuni dettagli occorre essere armati di binocoli, peraltro accessibile, visto che alla spalliera di ogni poltrono era attacato un binocolo di pllastica - ciò nonostante efficace - utilizzabile, inserendo nell'apposito slot una sterlina (pensano proprio a tutto!).
Andare a vedere questo Musical è stata una bella occasione per ammirare il sontuoso Lyceum Theatre, oggi di una bellezzalogora (ma sempr eefficace), uno dei più antichi teatri londinesi, situato in una traversa di The Strand, la via londinese dei grandi teatri e delle grandiose messe in scena di spettacoli gettonatissimi: una fabbrica di stampo ottocentesco, con un grande prospetto neoclassico.
(da Wikipedia) The Lion King è un pluripremiato musical in due atti su libretto di Roger Allers e Irene Mecchi, diretto da Julie Taymor; è ispirato all'omonimo film della Walt Disney Company. Gli attori interpretano quindi i ruoli dei protagonisti del cartone animato e recitano indossando enormi costumi rappresentanti diverse specie animali. Il musical, prodotto dalla Walt Disney Theatrical, contiene brani musicali scritti, tra gli altri, da Elton John e Tim Rice (entrambi insigniti con il titolo di "Sir" per i loro meriti), oltre a diversi strumentali composti da Hans Zimmer (partecipa quindi lo stesso team di compositori di The Lion King Soundtrack); dei cori si occupa ancora una volta il sudafricano Lebo M.
Lo spettacolo ha debuttato all'Orpheum Theatre di Minneapolis (Minnesota) l'8 luglio 1997, ricevendo un incredibile successo; si è quindi spostato a Broadway il 13 novembre 1997 (inizialmente al New Amsterdam Theater, poi, il 13 giugno 2006, al Minskoff Theatre, e ha ricevuto anche in questa sede un'accoglienza grandiosa ed entusiasmante, che lo ha reso uno degli show più famosi degli ultimi decenni (è tra l'altro il nono spettacolo di tutti i tempi ad essere stato rappresentato a Broadway più a lungo).
Il 19 ottobre 1999, The Lion King ha debuttato al Lyceum Theatre (West End, Londra), dove è rappresentato ancora oggi (nel 2008, il cast londinese è stato invitato al London Palladium per un Galà in presenza di alcuni membri della Famiglia reale britannica).
A poca distanza di tempo dalla rappresentazione a Broadway, inoltre, sono nate diverse produzioni internazionali in molti Paesi del mondo.
Molti degli animali raffigurati nello spettacolo sono gli attori in costume; essi utilizzano diversi strumenti per muoversi e recitare.
Utilizzano, ad esempio, dei trampoli per la parte delle giraffe, mentre per i personaggi principali (come Simba, Mufasa e Scar) si avvalgono di una peculiare testa leonina che può essere sollevata e abbassata a piacimento. I costumi di altri personaggi (come le iene, Zazu, Timon e Pumbaa) sono a grandezza naturale. Eppure, per Taymor, Timon costituisce uno dei ruoli più difficili, poiché il relativo costume impedisce il movimento degli arti e della testa.
Vietatissimo scattare le foto durante lo spettacolo.Appena metti mano alla macchinetta, anche una molto piccola e scarsamente visibile, spunta dal nulla un addetto alla sorveglianza (quasi come come un Jack-in-the-box) e ti mette la ano sull'obiettivo,senza mezzi termini. Quindi, per dare un'idea dello spettacolo, ho dovuto sopperire con immagini prese da internet (che, del resto, non mancano).
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